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Draghi alla Camera: “Salgo al Colle per comunicare le mie determinazioni”

Draghi Camera

“Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”, scherza Draghi commosso per il lungo applauso della Camera

Archiviata la folle giornata di ieri, ma non la delusione per essere stato tradito dall’uomo che in più occasioni si era intestato il merito, peraltro fasullo, di averlo scoperto, portandolo al vertice della BCE, ovvero Silvio Berlusconi, Mario Draghi fa il suo ingresso alla Camera dei Deputati. E lo fa per pronunciare il breve discorso delle sue dimissioni.

Rispetto alla scorsa settimana, quando si voleva dimettere senza nemmeno passare dal Parlamento, è senza dubbio indebolito dall’esigua fiducia raccolta ieri in un Senato semivuoto, ma soprattutto infastidito dal fatto che i partiti non abbiano voluto raccogliere il suo appello a un nuovo patto per completare l’opera emergenziale. Lui che, glaciale e distaccato, si era pure lasciato andare ad alcune frasi a effetto, di stampo patriottico, di caratura prettamente politica, al solo fine di sedurre i senatori indecisi.

Si sa che per Draghi, in fondo, questi fossero già i tempi supplementari di una legislatura che avrebbe voluto veder finire a inizio anno, con la sua salita al Colle, non solo per rassegnare le dimissioni da premier bensì per restarci, ma questo non toglie il fastidio, l’imbarazzo, per essere finito tra gli ingranaggi del piccolo-grande gioco della politica, come un presidente del Consiglio qualunque, come un po’ accadde a Mario Monti, che perse l’alone di super uomo quando decise di fondare il proprio partito. Draghi non commetterebbe mai quell’imprudenza, semplicemente ha assecondato Sergio Mattarella e ha parlamentarizzato la crisi: ieri pensava di poter stringere al muro, contro le proprie responsabilità, ii 5 Stelle e invece ha suonato senza volere la campanella della ricreazione, e la sua maggioranza si è dissolta come neve al sole non appena Silvio Berlusconi ha deciso che i tempi fossero maturi per terminare questa esperienza.

Pare persino che Draghi abbia provato a più riprese a telefonare al mai domo imprenditore, che dal 1994 a oggi riesce a essere ancora cruciale in tutti i giochi di Palazzo, e che questi si sia negato, salvo avvertirlo con un messaggio che di lì a breve Forza Italia in accordo con la Lega si sarebbe mossa nel senso di chiedere un nuovo governo, senza il M5S. Anche questo non è andato giù a Draghi: restare appeso a una telefonata che non riceve risposta, farsi dettare le regole del gioco da altri, lui che ancora in mattinata aveva ribadito che non si poteva uscire dal programma deciso 17 mesi fa, con la benedizione di Bruxelles. E allora, nelle parole della replica, compreso che i giochi fossero finiti, si era tolto almeno la soddisfazione di dire ai 5 Stelle, che questa crisi senza sbocchi l’hanno creata, ciò che ha sempre pensato, ovvero che abbiano legiferato coi piedi, costringendo il suo governo a correre per mettere le toppe.

COSA HA DETTO DRAGHI ALLA CAMERA

Prima di parlare Draghi è stato interrotto da un lungo applauso proveniente soprattutto dagli scranni del centrosinistra. “Certe volte anche il cuore dei banchieri centrali viene usato”, scherza. “Alla luce del voto espresso ieri sera dal Senato della Repubblica – dice tornando immediatamente serio – chiedo di sospendere la seduta perché mi sto recando dal Presidente della Repubblica per comunicare le mie determinazioni”. Così il premier Mario Draghi intervenendo a  Montecitorio, poi richiamato irritualmente dal presidente dell’Assemblea, Roberto Fico, che tra gli sghignazzi dei presenti, chiede lumi su quanto ci vorrà: la seduta alla Camera è stata sospesa fino alle 12.

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