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“I sussidi non servono a nulla. PNRR? Serve sussidiarietà”. Parla il prof. Giulio Sapelli

Sapelli Crescita Europa

Conversazione con il prof. Giulio Sapelli sulle innovazioni introdotte Governo Meloni: via il Superbonus 110, accentramento della struttura amministrativa del PNRR e incentivi alle imprese 

Il Governo Meloni sta lavorando alla ridefinizione di una nuova macchina amministrativa che rispecchi i valori e le ricette economiche della nuova maggioranza. Dalla struttura amministrativa che governa il PNRR, ai sussidi alle imprese, al superamento del contestato Superbonus 110 il nuovo esecutivo sta realizzando il cambio di passo mandando in soffitta le strutture e le politiche che più hanno caratterizzato i passati esecutivi.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con il prof. Giulio Sapelli, economista, accademico, e, tra le altre cose, consigliere di Amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei.

Il Governo ha deciso di modificare la governance del PNRR, sostituendo la Segreteria tecnica con la Struttura di missione e il Servizio centrale al Mef con l’Ispettorato generale. Vengono così rinforzate le strutture di controllo in capo a Palazzo Chigi e al ministero dell’Economia.

Mi sembra una via che va verso il verso giusto ma dovremo vedere come sarà applicata. Credo che dovrebbe esserci un bilanciamento tra la centralità dello Stato e i Comuni. A questo aggiungo che gli istituti regionali si siano rivelati profondamente inadeguati nella gestione del PNRR. Bisogna applicare il principio di sussidiarietà: quelli più idonei sono i Comuni però ci vuole una forte direzione statale.

Un altro tassello della riorganizzazione della macchina amministrativa riguarda la revisione degli interventi statali in favore dell’economia. Giovedì prossimo dovrebbe approdare in CdM il disegno di legge per la revisione del sistema degli incentivi alle imprese. Come si aiutano le aziende?

Le imprese si sostengono con misure che abbassino i costi strutturali soprattutto in un paese come il nostro che ha un sistema di piccole e medie imprese. Ciò che serve è che lo Stato, attraverso la mano pubblica, offra servizi, che de-burocratizzi, che abbassi il prelievo fiscale. Questo serve più che i sussidi. Se tutto rimane uguale, la burocrazia, il carico fiscale eccessivo, la farraginosità della macchina amministrativa, i sussidi non servono assolutamente a nulla. Anzi, drogano il mercato, fanno vivere imprese che non sono forti, lasciano in vita imprese malate.

La scorsa settimana il Governo ha mandato in soffitta il Superbonus 110% e la possibilità di avere lo sconto in fattura per il bonus ristrutturazione. Cosa ne pensa?

Penso che sia molto opportuno lasciarsi alle spalle questa misura. È stato sconcertante che solo adesso si sia presa contezza del problema. Un anno fa prima l’onorevole Marattin (Italia Viva) e poi un gruppo di deputati della Lega, avevano fatto rilevare che c’era il rischio che finissimo con il modello dei subprime americani, con una bolla di debito pubblico. Perché i sussidi se non sono compensati da una crescita possono essere molto pericolosi.

Il superbonus è stato prorogato anche dal passato governo, quello del Premier Draghi.

Quello che non mi ha sorpreso perché io ho sempre sostenuto che il ministro dell’economia Franco e il premier Draghi, persone, per carità, di alta reputazione, non fossero dei grandi competenti nell’economia industriale ma solo nell’economia finanziaria. Quindi hanno fatto passare tutto questo tempo senza accorgersi che quella manovra era molto pericolosa se non veniva regolata, differenziata per fasce sociali, se non c’era un riscontro sulla copertura. Questo ha creato una collateralizzazione di questi crediti di imposta che diventavano oggetto di vendita. Erano cose molto pericolose. Soprattutto ora che l’Unione europea si accinge a rimettere in moto il patto di stabilità. Quindi è una misura che ha creato dei grossi problemi alle imprese e al bilancio pubblico. La politica industriale non si fa con i sussidi, con i sussidi finisce sempre male.

L’Unione Europea sta lavorando all’emanazione di una direttiva sulle cosiddette “case green”, che richiederà ai paesi membri uno sforzo per l’efficientamento energetico degli edifici. Ed è prevista anche la creazione di un fondo europeo dedicato all’efficientamento edilizio. Può tornare la stagione dei bonus?

Io le dico, molto francamente, se fossi nei panni del Governo italiano, mi opporrei a questa direttiva. Penso che la transizione energetica non possa essere diretta dallo Stato ma debba essere fatta con la compartecipazione delle imprese e con il rapporto tra Stato e mercato. Credo che non si possa applicare la stessa direttiva a patrimoni abitativi tanto diversi, a storicità di insediamenti urbani e territoriali così diversi.  Quindi credo che sia uno dei soliti errori del dirigismo, tipo unione sovietica, dell’Unione Europea. Abbiamo già visto crollare l’Unione sovietica, vogliamo che crolli anche l’Unione Europea? Continuiamo su questa strada.

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