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“Il governo ha fatto bene a togliere il Superbonus, spero non torni più”. Intervista a Nicola Rossi

Nicola Rossi Superbonus

Conversazione con il prof. Nicola Rossi, economista ed ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni, sullo stop al Superbonus 110 deciso dal Governo Meloni 

Il Governo Meloni ha detto “basta” al Superbonus 110. Introdotto nel 2020 è uno dei provvedimenti simbolo del governo Conte II (sostenuto da PD e M5S). La misura, se ha avuto il merito di rivitalizzare il settore dell’edilizia e di permettere, anche a chi ha un reddito medio basso, di effettuare ristrutturazioni importanti, dall’altro ha creato effetti distorsivi sul regime dei prezzi delle materie prime e dei servizi. In aggiunta ha cagionato danni non di poco conto alle casse dello Stato. All’inizio di febbraio il direttore generale delle Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, aveva indicato in 110 miliardi il costo dei bonus, 37,7 miliardi più delle previsioni.

Del Superbonus e della nuova stagione della politica economica del Governo ne abbiamo parlato con il prof. Nicola Rossi, economista ed ex presidente dell’Istituto Bruno Leoni.

Partiamo dall’inizio, secondo lei perché, con il Superbonus 110, si scelse di coprire più del totale del costo delle ristrutturazioni?

Penso che l’idea iniziale, forse quella di consentire appunto un margine anche agli intermediari che si sarebbero incaricati di acquisire quei crediti.

Molti osservatori, tra i quali l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, ha sottolineato gli effetti distorsivi di questa misura che ha generato un aumento dei prezzi delle materie prime e dei servizi. Cosa ne pensa?

Voglio subito essere chiaro. Io penso che sia stata una misura pessima. Pessima in sé e ancor peggio disegnata. Una misura che ha provocato distorsioni non solo nei prezzi, ha provocato distorsioni nei comportamenti, e in altri casi, ha provocato, come sappiamo, delle frodi.

Una bocciatura a tutto tondo.

Questa misura è l’espressione di una modalità di intendere la politica economica e di costruire la politica economica che ha fatto solo danni. Io segnalo che è già il secondo o il terzo provvedimento di quel periodo per il quale emerge chiaramente una evidente imperizia nella definizione della misura, al di là ora della sostanza. In questo si aggiunge che anche la sostanza era sbagliata.

Il Governo sembra intenzionato a mandare in soffitta la stagione dei bonus.

La politica del bonus è un disastro. È un disastro che ci porteremo dietro per parecchio tempo. Io trovo molto positivo che un Governo abbia deciso semplicemente di mettere la parola fine a quella maniera tra le cose.

Il Governo ha scelto la strada di fermare il Superbonus, dando però la possibilità solo alle famiglie meno abbienti di continuare con la cessione del credito.

Come era previsto inizialmente a valere sulle imposte future.

Il nostro paese però ha necessità di ammodernare il patrimonio immobiliare. Secondo lei come si può fare senza cagionare danno alle casse dello Stato?

Ci sono modalità diverse, probabilmente consentire la detrazione dalle imposte è la più semplice per motivazioni che vengano effettivamente ritenute di interesse generale. Quindi quella strada la si può perseguire, ma io credo non nella maniera in cui si è scelto di perseguirla sinora. Il fatto che una esigua minoranza dei proprietari di casa si sia servita di questo strumento segnala chiaramente che, diciamo, l’obiettivo non è stato nemmeno lontanamente raggiunto e nemmeno, forse, perseguito.

Secondo lei una certa politica dei bonus potrà tornare quando diventerà definitiva la direttiva UE sulle cosiddette “case green”?

No, guardi, io quello che spero vivissimamente è che si metta fine alla piega dei bonus e che tutto ciò che risparmiamo, mettendo fine alla politica dei bonus, vada a una riduzione significativa delle imposte. Dopodiché si vogliono ridurre le imposte? In particolare io penserei per esempio all’IMU per quei proprietari di case che fanno una serie di interventi, quella mi sembrerebbe una cosa ragionevole. In quella maniera, ma la politica dei bonus è una politica che, diciamo, tradisce una idea del rapporto fra lo Stato e il cittadino che credo bisogna tornare indietro al ‘600 per ritrovarla. Il sovrano che gentilmente elargisce qualcosa al suddito. Ecco, speravamo di aver superato una fase di questo genere.

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