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Il PD scimmiotta ancora Rousseau: da Bob alle Agorà, fino ad HackItaly

Agorà Digitali PD

Ennesima svolta ‘digital’ del PD: Enrico Letta lancia le Agorà virtuali, spinto dalla bassa affluenza delle primarie di Torino

Guardando com’è andata (crash, multe del Garante, dubbi sulla trasparenza nella gestione del voto e nella formulazione delle domande) e soprattutto com’è finita, viene da chiedersi perché il Partito Democratico scimmiotti ancora Movimento 5 Stelle e il suo Rousseau. Non che si voglia, da parte nostra, fermare il progresso e la digitalizzazione, ma è chiaro che certe piattaforme di democrazia partecipata e attiva vadano studiate con attenzione e richiedano pure risorse ingenti che i partiti, con la chiusura del rubinetto dei finanziamenti pubblici, attualmente non hanno. Abbiamo posto la stessa domanda ad alcuni esponenti dem di spicco a livello nazionale, che ovviamente non vogliono esternare pubblicamente e, a microfoni spenti, ci hanno invitato a dare un’occhiata ai dati sull’affluenza delle primarie torinesi. Insomma, la piattaforma digitale s’ha da fare e pure con una certa urgenza, col rischio però che finisca nel dimenticatoio come tutte le altre.

Eh sì, perché le Agorà digitali del PD di Enrico Letta (guai, ripete oggi chi più gli è vicino, ad accostare anche semplicemente il nome di questa piattaforma a quello di Rousseau, perché benché sia destinata a fare le stesse cose, non sarà affatto come Rousseau) non sono il primo tentativo democratico di inseguire i 5 Stelle nel loro sogno digitale. In principio fu, ovviamente, Matteo Renzi. E non poteva essere altrimenti: il sindaco toscano bullizzava infatti i suoi compagni di partito dicendo che fossero così vecchi da credere che l’iPhone andasse a gettoni. Tra il 2016 e il 2017 Renzi lanciò l’app Bob, “come Kennedy” (sic). Ebbe più bug che download.

Fu poi la volta di Hackitaly, “la prima piattaforma di democrazia partecipativa trasparente, open-source e moderna”, recita ancora l’home page, rimasta tal quale al lancio. Se sull’etere ci fossero ragni e polvere, probabilmente apparirebbe come una casa infestata, visto il lungo abbandono. La lanciò Francesco Boccia il 21 dicembre del 2018, nel pieno della corsa per la segreteria dem (la sua candidatura farà la stessa fine del sito): “Attraverso il sito si potrà partecipare attivamente alla gestione della cosa pubblica tramite una nuova rete di attivisti che stiamo reclutando in rete: sviluppatori software, ambasciatori delle idee e i tester, che costruiscono e collaudano la piattaforma. Al termine del congresso doneremo HackItaly al Partito Democratico perché resto convinto che, al tempo dell’economia digitale, anche la politica deve essere al passo con i tempi. Il Partito Democratico che abbiamo in mente è un PD #aporteaperte con sezioni e smartphone; piazze, marciapiedi e tablet, per unire tradizione e modernità. Una politica aperta, trasparente e sempre partecipata che sappia coniugare diritti e innovazione”.

Infine, merita di essere ricordato pure l’esperimento del penultimo segretario del PD, Nicola Zingaretti: Piazzaweb social datata marzo 2019 e destinata a confluire nel medesimo dimenticatoio di tutte le altre. E ora, appunto, le Agorà digitali per svecchiare il PD di Letta e riavvicinarlo all’elettorato, costruendo però l’ennesima brutta copia di un partito, quello dei Di Maio e dei Toninelli, che si è appena accartocciato su se stesso e sta vivendo una fortissima emorragia di consensi. Se il PD non ritornerà nelle piazze, quelle reali e, soprattutto, nelle periferie, se non presterà orecchio al proprio popolo, rischia solo che, quando cercherà elettori, finirà in “404 not found”…

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