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La prima grana per Schlein si chiama De Luca: no al terzo mandato?

Terzo Mandato De Luca

Il presidente della Regione Campania aveva scelto di sostenere Bonaccini nella corsa alla nuova segreteria, Schlein si era già opposta all’apertura per un terzo mandato

Terzo mandato o tertium non datur? Il dilemma si sta consumando in seno al Partito Democratico. La nuova segretaria, prima nella storia, Elly Schlein parlando all’assemblea nazionale domenica scorsa ha detto che “abbiamo dei mali da estirpare, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari. Ne va della credibilità del Pd, su cui non sono disposta a cedere di un millimetro”.

A qualcuno fischiano le orecchie? I “mali” del Pd sono noti a tutti e non da oggi: governismo, protagonismo di volti troppo noti, scollegamento rispetto alla cosiddetta base. Ma andando più nello specifico, i “cacicchi e i capibastone” citati da Schlein sono individuabili tra i veterani del partito e che, stando al nuovo corso, sarebbero incompatibili con il processo di rinnovamento necessario e per troppo tempo invocato con formule e intenzioni vuote.

Tra questi, parlando di Vincenzo De Luca Schlein aveva punzecchiato il suo competitor delle primarie: “Ho sentito che da parte sua c’è un’apertura al terzo mandato di De Luca. Mi chiedo se sia questa l’idea di rinnovamento di Bonaccini, perché abbiamo idee molto diverse. Nuovo gruppo dirigente e poi De Luca? Bene…”.  E allora, adesso che tutto il passaggio di consegne da Enrico Letta si è concluso – certo, manca definire a pieno la nuova segreteria – e non in favore del presidente dell’Emilia Romagna, come verrà risolta questa grana?

PER DE LUCA SARA’ TERZO MANDATO?

Riavvolgiamo il nastro. La corsa alle primarie del Pd è durata tutti questi mesi, fino a due settimane fa. Come ricordavamo su questo giornale, il Vicere della Campania voleva replicare un’influenza già riuscita nel 2019, quando con la sua spinta portò la Regione a far votare in massa Maurizio Martina, futuro segretario.vMa stavolta ha fallito. Poiché supportava Bonaccini insieme ad altri presidenti (erroneamente definiti governatori), come Michele Emiliano, e sindaci come Giorgio Gori e Dario Nardella.

Dell’affaire terzo mandato si parla da settimane. L’attuale numero uno della Regione partenopea aveva detto di essere “sulla linea Zaia che si è candidato per il terzo mandato, da due anni esercita il terzo mandato nella pace generale, nessuno ha avuto nulla da ridire”. Diversamente, oltre a Schlein, anche Sandro Ruotolo (neo iscritto al Pd) e Roberto Fico, pentastellato ed ex presidente della Camera, si oppongono al tris. Il tema è politico e riguarda l’alleanza da portare avanti in Regione, scriveva giorni fa il Corriere del Mezzogiorno.

“Tra l’altro c’è in ballo pure il destino di De Luca junior, ovvero il primogenito Piero, vice-capogruppo del Pd alla Camera. Come si usa, col ricambio del segretario si rinnovano anche gli assetti di vertice dei gruppi parlamentari”, faceva notare Italia Oggi. “Quindi anche qui c’è da attendersi un braccio di ferro poiché i deputati pro-Bonaccini (che sono la maggioranza) appoggeranno la sua ricandidatura mentre è difficile che egli sia riproposto negli organigrammi che presenterà la Schlein”, anche se le ha fatto i migliori auguri per la vittoria alle primarie.

Ieri, la conferma che Schlein non guarderà morbidamente De Luca è arrivata anche da Jasmine Cristallo, nuova promossa nella direzione Pd. A prescindere dalla legge elettorale che verrà, la neo segretaria dirà no a un terzo mandato. Non si esclude, tra l’altro, un commissariamento del partito in Regione. Che, ricorda Affari Italiani, “era stato già commissariato da Letta che aveva affidato quel compito a Boccia. Poi, a febbraio scorso, l’allora responsabile Enti locali del Pd si era dimesso dall’incarico”.

LA CAZZIMMA

Ieri, su Policy Maker abbiamo raccontato il sondaggio Swg che mette a confronto Giorgia Meloni con Elly Schlein. La premier, secondo gli intervistati, è più calcolatrice e autoritaria della rivale. Forse, allora, sulla vicenda De Luca servirà agire con la giusta cazzimma come sembrano dire le ultime cronache sull’affaire. Il rischio altrimenti è quello di dimostrare ancora una volta che, dentro al Pd, vale tutto.

 

 

 

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