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“Manovra mediocre e il Pnrr non è la soluzione”. Parla il prof. Giulio Sapelli

Sapelli Manovra

L’Europa fatica a crescere e la Commissione europea taglia le stime di crescita per il prossimo anno. Peggio va all’Italia schiacciata dal debito pubblico. Colloquio con il prof. Giulio Sapelli sulla situazione economica italiana, tra manovra, debito e Pnrr.

Il Vecchio continente non riesce a crescere. La Commissione europea ha rivisto al ribasso le stime di crescita per l’Unione europea e la zona euro: 0,6 per cento quest’anno, quindi lo 0,2 per cento in meno rispetto alle previsioni della scorsa estate. Le stime sono peggiorate anche per il protrarsi della guerra tra Russia e Ucraina e per la deflagrazione del nuovo conflitto in Medio Oriente. E se l’Europa rallenta quella non è da meno l’Italia. La stima di crescita di Bruxelles per il nostro paese è dello 0,7 per cento contro lo 0,8 per cento della Nota di aggiustamento del documento di economia e finanze (Nadef). Ma a pesare di più sui conti italiani è il debito pubblico monstre che per la Commissione riprenderà a salire passando dal 139,8 per cento di quest’anno al 140,6 per cento, nel 2024 e al 140,9 nel 2025.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con il prof. Giulio Sapelli, economista, accademico, e, tra le altre cose, consigliere di amministrazione della Fondazione Eni Enrico Mattei.

Prof. Sapelli perché c’è un rallentamento nelle stime di crescita dell’Unione europea?

È dovuto a diversi fattori. Il fattore più macroscopico è dovuto all’incrociarsi di due fenomeni. Prima di tutto c’è un’economia di guerra che, grazie alle sanzioni applicate alla Russia per la sua aggressione imperialistica dell’Ucraina, a cui l’Unione europea ha aderito, ha provocato come sappiamo un’inflazione da carenza di offerta soprattutto nelle materie prime fossili e alimentari.  L’inflazione non legata a un aumento della massa monetaria ma a una carenza d’offerta, quindi ci ha fatto crescere e poi, grazie anche al coordinamento con altri fenomeni, come l’aumento dei prezzi dell’energia, ha provocato un’inflazione crescente. A questo si è risposto, purtroppo, con una politica che è quella della Banca centrale e dell’ortodossia ordoliberista, ovvero anche non in presenza di un’inflazione da salari, cioè da aumento della massa monetaria ma – ripeto – da carenza di offerta, si è preferito rispondere con l’aumento dei tassi di interesse.

La Bce ha detto che i tassi per il momento non scenderanno.

Ecco questa politica dei tassi di interesse ha devastato e sta devastando il complesso industriale europeo che era stato narcotizzato da quella politica, altrettanto folle, dei tassi sottozero, di cui è stato paladino Mario Draghi. La politica del “Whatever it takes” ha danneggiato la capacità di rinnovamento e di innovazione di moltissime industrie, soprattutto quelle industrie caratterizzate da arretratezza tecnologica. Mi riferisco soprattutto all’Europa del Sud, anche a una parte del nostro territorio nazionale, da Firenze in giù. E poi c’è un’altra problematica.

Mi dica.

C’è un’altra ragione a cui noi non prestiamo mai attenzione perché non conosciamo più i classici dell’economia. È che l’elemento demografico ha un peso molto rilevante. Il fatto che ci siano meno giovani ha un effetto devastante, perché le economie che storicamente sono cresciute sono quelle che hanno seguito degli incrementi demografici. Purtroppo, devo rilevare questa perdita di conoscenza dell’economia come scienza sociale che si occupa anche del fenomeno della riproduzione e della vita umana. Gli economisti non esistono più, ormai esistono solo dei matematici che applicano delle regole algoritmiche e questa è una delle conseguenze del declino europeo. E a questo declino non si può far fronte con i flussi migratori, perché non colmano la carenza di personale specializzato.

Però una speranza può arrivare dal Pnrr.

Non lo penso affatto. Questo piano Pnrr ha un impianto folle che distruggerà l’Europa, è il modello argentino applicato all’Europa. Perché non è con i bonus che si costruisce la crescita. La politica dissennata di ordoliberismo, cioè l’ossessione del debito e non invece l’attenzione all’investimento e alla crescita. Mi stupisco che ci sia ancora questo filone di crescita dopo una politica così dissennata fatta dall’Unione europea a cui gli industriali, in primis, e i sindacati non si oppongono.

Le cose se vanno male per l’Europa vanno peggio per l’Italia. Stando alle ultime stime europee anche il debito italiano dovrebbe continuare a salire, a differenza di quanto presente nelle stime della NADEF.

Mi chiedo come si poteva pensare che il debito non sarebbe salito con un Pnrr dissennato come quello chiesto dalla coppia Conte-Draghi. Molto meglio quello che ha fatto la Francia e la Germania: tre, quattro issue. Noi abbiamo fatto 12 issue. Abbiamo già una pubblica amministrazione che non funziona, che non riesce a spendere, e hanno scelto di parcellizzare così gli investimenti. Siamo in mano a degli incompetenti. Il modello Fornero è diventato il modello universale.

Cosa intende?

Voglio dire che abbiamo avuto una ministra del lavoro che ha creato decine di migliaia di esodati, perché non sapeva fare il suo lavoro e questi continuano. Come si fa a chiedere i soldi del Pnnr frastagliati in un’economia debole, con una pubblica amministrazione che non funziona.

Il prossimo fine settimana si terrà uno sciopero contro la seconda manovra del governo Meloni.  Quale è il suo giudizio? È stato fatto il massimo con le risorse a disposizione?

È una finanziaria mediocre che ha attenzione per i ceti medio-bassi, su questo non c’è dubbio. Però anche questa attenzione è limitata a un anno, non è strutturale. Ma soprattutto non ha una visione sulla necessità del nostro sistema economico, che sono gli investimenti. Non in produzione o in vendita, come i bonus o il Pnrr, ma investimenti in capitale fisso: aiutare le industrie. Idee come l’industria 4.0 sono state abbandonate, idee anche fiscali per per incrementare gli investimenti sono state abbandonate.

E’ una finanziaria debole. Bene la riduzione del cuneo, ma sono tutte misure temporanee e quindi è una finanziaria di corto respiro, che non affronta i problemi reali del paese. L’Italia, ripeto, ha bisogno di investimenti e di debito giusto che produca crescita. Così invece continuiamo a produrre debito cattivo, che non produce crescita ma solo debito sul debito.

Ciononostante, ripeto, la forza del sistema di piccole e medie imprese di questo paese è tale che riesce a mantenere a galla il sistema. Se il sistema funziona è perché ci sono ancora le microimprese, le imprese artigiane e le piccole imprese. Perché questi sono imprenditori non vivono di rendita, loro continuano a lavorare per il profitto capitalistico: è quello che produce la crescita non una rendita signorile.

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