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Rai: tra addii, nuovo CdA e l’attenzione della Commissione Ue. Cosa si muove a Viale Mazzini
Entro la prossima settimana dovrebbero essere decisi i nomi del prossimo CdA Rai: i candidati, sicuri e incerti, di tutti i partiti (anche di quelli di opposizione
Par condicio, nomina del nuovo CdA e sorpasso di Mediaset. Sono questi i temi che agitano la Rai, la tv pubblica che in questi mesi ha assistito all’addio di numerosi pezzi da novanta i quali hanno preferito la “piccola” ma generosa Nove alla vecchia “mamma Rai”. L’ultimo, in ordine di tempo, è Amadeus, il padrone di casa degli ultimi cinque Festival di Sanremo. Il prossimo potrebbe essere un altro “re” del prime time, Flavio Insinna
COM’È COMPOSTO IL CDA RAI
Dopo l’approvazione del bilancio, entro la fine della settimana si chiude la partita per la nomina dei componenti del CdA Rai. Il consiglio di amministrazione della Rai è formato da sette membri. Di questi due sono indicati dal ministero dell’Economia (in quota Lega), il presidente e l’amministratore delegato che devono convincere anche i due terzi della commissione di Vigilanza Rai, due sono eletti dalla Camera, due dal Senato, l’ultimo è eletto dai dipendenti Rai.
I NOMI SICURI, E QUELLI INCERTI, DEL PROSSIMO CDA RAI
Il prossimo amministratore delegato dovrebbe essere Giampaolo Rossi, attualmente Dg della Rai e uomo di FdI, succederà a Roberto Sergio. Resta aperta la partita della presidenza. Gianni Letta, e quindi Forza Italia, spinge per Simona Agnes che, però, non convincere la Lega, che le preferirebbe uno tra Alessandro Casarin, Federica Zanella, l’ex direttrice di Rai 1, Teresa De Santis o Antonio Marano, ex sottosegretario di Silvio Berlusconi e poi dal 2002 in Rai. Quest’ultimo è direttore commerciale di Milano-Cortina, per cui raccoglie sponsorizzazioni per le olimpiadi invernali, e questo potrebbe essere un problema di opportunità. Gli altri nomi della maggioranza per il CdA sono quelli di Lorenza Lei, lunga carriera nella tv pubblica e prima Dg donna della Rai, e Annalisa Terranova, attuale vicedirettrice de Il Secolo d’Italia.
I NOMI DELLA MINORANZA PER IL CDA RAI
Per quanto riguarda l’opposizione il Movimento 5 Stelle vorrebbe confermare Alessandro Di Majo. Il PD naviga in acque confuse. Tanti i nomi circolati ma nessuno certo: della scrittrice, e candidata al Premio Strega con “Chi dice e chi tace” (ed Sellerio), Chiara Valerio, all’ex direttore di Rai News Antonio Di Bella. Abbastanza sicura, invece, è la conferma di Davide Di Pietro, consigliere in quota dipendenti.
IL SORPASSO DI MEDIASET E LE DEFEZIONI DALLA RAI
Il Cda Rai uscente ha confermato, mettendolo nero su bianco, il sorpasso delle reti Mediaset su quelle della tv pubblica. Il bilancio 2023, come scrive Repubblica, riporta che dal primo gennaio al 31 dicembre la Rai “registra nell’intera giornata il 37% di share” contro il 37,7 di Mediaset. Un successo per la tv della famiglia Berlusconi mai registrato prima. E che ha generato uno scontro con l’ad della Rai Roberto Sergio il quale, come abbiamo già scritto, ha smentito questi dati che sono stati invece rilanciati oggi sempre da Repubblica.
Tale dato negativo è bilanciato, comunque, dalla leadership Rai conservata nel prime time. A pesare, molto probabilmente, sono state le numerose defezioni e allontanamenti dalla tv pubblica: da Bianca Berlinguer a Lucia Annunziata, da Corrado Augias a Massimo Gramellini.
L’OCCHIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA SULL’OPERATO DELLA RAI
Intanto la Commissione europea accende un faro su presunti tentativi del governo italiano di trasformare l’emittente pubblica Rai in un “megafono per i partiti al governo” prima delle elezioni europee. A riportare l’appello del partito dei Verdi europei è il Guardian. Il partito si è rivolto alla Commissione dopo che la commissione di vigilanza della Rai ha approvato una misura che consente all’emittente di trasmettere in televisione le manifestazioni politiche integralmente e senza alcuna mediazione giornalistica in vista del voto di inizio giugno. Inoltre, l’Agcom, ha respinto il tentativo dei politici di maggioranza di concedere ai ministri un tempo di trasmissione illimitato durante il periodo elettorale per discutere le loro questioni “istituzionali e attività di governo”.
“Meloni vuole trasformare i media italiani in canali di propaganda senza restrizioni per i partiti al potere – ha detto al Guardian Bas Eickhout, candidato alle elezioni per i Verdi europei -. Una stampa libera e indipendente è un prerequisito per elezioni giuste e libere. Queste interferenze da parte del governo Meloni, di cui fa parte un membro [di Forza Italia] del Partito popolare europeo di Ursula von der Leyen, minano la libertà di stampa e il giusto processo elettorale”.