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“Renzi non si butta nel fuoco per Calenda”. Intervista a Lorenzo Castellani

Renzi Calenda, Fine Del Terzo Polo

Non trova pace il Terzo Polo di Renzi e Calenda. Dopo un risultato elettorale al di sotto delle aspettative, i due leader non riescono a trovare un accordo su un partito unico

“È finita la pazienza”. Così il leeader di Azione Carlo Calenda commenta il mancato sul partito unico con gli (ex) alleati di Italia Viva. La riunione di ieri pomeriggio, che ha visto partecipare i parlamentari dei due partiti, avrebbe dovuto risolvere le ruggini venutesi a creare tra i due leader e gettare le basi per un partito unico. Una gestazione difficile, sin dall’inizio, che non rischia, però, di non portare frutti. A conferma degli scetticismi, la tensione tra i due schieramenti è alta anche sui social. Carlo Calenda, lasciando la riunione, pare abbia chiesto di tenere i “toni bassi”.

Il leader di Azione, però, si contraddice subito, perché poco dopo la fine del confronto, su Facebook accusa gli esponenti di Italia Viva di non aver accettato il documento programmatico sottoposto da Azione. Immediatamente lo riprende a Teresa Bellanova. “Caro Carlo, a me non pare che la riunione sia andata così come scrivi qui – scrive l’ex viceministro dello sviluppo economico -.

Abbiamo accettato tutte le tue richieste e la riunione l’abbiamo aggiornata a domani per affrontare i tre temi che sono rimasti sospesi: i congressi territoriali prima del congresso nazionale, il finanziamento del nuovo partito e la tua richiesta – assolutamente inaccettabile – di non fare più la Leopolda. Sono costretta a constatare che il primo a non tenere conto del tuo condivisibile appello a tenere i toni bassi dopo questa prima riunione, sei stato proprio tu”.

Del futuro del Terzo Polo e degli scenari che si aprono ne abbiamo parlato con Lorenzo Castellani, docente di Storia e Istituzioni Politiche all’Università Luiss.

Cos’ha pesato di più sulla crisi del Terzo polo, un risultato elettorale al di sotto delle aspettative o questioni caratteriali?

Senza dubbio di più le questioni caratteriali. Poi ci sono le questioni di tipo politico, non legata ai risultati elettorali ma di posizionamento di quell’offerta politica. È più aperto a destra Renzi mentre è più legato, per alcuni aspetti, alla sinistra Calenda. E probabilmente i due si sono scontrati anche su un’idea diverse come organizzare il partito.

Come si colloca la scelta di Renzi di diventare direttore del Riformista proprio poco prima che deflagrasse questa crisi?

Beh mi pare che quello sia una strategia per creare un’uscita da una situazione in cui non voleva più stare. Mi pare che Renzi abbia capito che in questa fase gli spazi politici sono ristretti per il Terzo polo.

Ci dice qualcosa anche sull’idea che Renzi ha di Carlo Calenda come leader?

Si sembra che non reputi Calenda un leader diciamo da seguire “fino alla morte”, ecco. La strada del Riformista, quindi, è essenzialmente una via una via d’uscita migliore però lo rende ancora visibile e quando ci sarà, se ci sarà, la possibilità di ritornare nel dibattito politico parlamentare lo farà ma non oggi.

Ieri in un’intervista sul Corriere della Sera Maria Elena Boschi attribuisce la responsabilità della crisi al protagonismo di Calenda. Il leader di Azione non avrebbe accettato una candidatura alternativa alla sua al congresso che avrebbe dovuto fondere Italia Viva e Azione in un nuovo soggetto. A cosa serve l’intervento della deputata di Italia Viva?

Mi pare che segnali l’insoddisfazione dei “renziani” nella dinamica di rappresentanza interna al partito, e naturalmente mostra un certo livello di sfiducia nei confronti del leader di Azione. I renziani, proprio come Renzi, non sono disposti a buttarsi nel fuoco per seguire Calenda. Non lo reputano un leader particolarmente efficace.

Da un punto di vista elettorale chi guadagnerebbe dalla scomparsa del Terzo polo? Come si dividerebbero gli elettori?

Secondo me guadagnerebbero tutti e nessuno, nel senso che quei consensi verrebbero verosimilmente ripartiti da astensione, centrosinistra e centrodestra; quindi, non creerebbe particolari spostamenti a favore dell’uno o dell’altro schieramento.

Invece cosa succederebbe in Parlamento?

A livello parlamentare secondo me ci guadagna la maggioranza soprattutto se Elly Schlein continua a tenere posizioni così di sinistra perché si vengono a creare quei gruppuscoli parlamentari con cui stabilire delle relazioni, degli scambi sul lato legislativo e delle policy in momenti di difficoltà o di politiche particolarmente controverse.

Quindi si sgretolerebbe il terzo pezzo dell’opposizione, quindi questo dal punto di vista parlamentare un vantaggio per la maggioranza.

In questa fase storica sembrano in difficoltà i partiti del centro, da Forza Italia al Terzo Polo. È il tempo delle polarizzazioni?

Noi stiamo ritornando allo scenario di competizione tra destra e sinistra, i partiti di centro dal punto di vista del consenso sono in difficoltà in tutta Europa dalla Germania, alla Spagna, alla Francia. In Italia questo esperimento con la difficile convivenza tra da due leader sembrava fin dall’inizio destinato, in un certo qual modo, a finire come sta finendo, però è vero pure che c’è proprio un problema di offerta politica.

Cioè il centro oggi non riesce più ad attrarre milioni e milioni di elettori e quindi percentuali di voto superiori al 7 – 8 – 10%. Siamo in un’epoca di polarizzazione e, di più, all’interno di un quadro che ha a che fare con dinamiche internazionali ed economiche, di fatto tornano protagoniste più classicamente la destra a sinistra

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