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Pd e Terzo Polo, due crisi interne o semplice assestamento?

Pd Terzo Polo

Dopo la nomina, ritardata, della segreteria Elly Schlein è alle prese con la porzione riformista dentro al partito. Per il progetto del partito unico, invece, sono troppe le scintille tra Azione di Calenda e Italia Viva. Che succede dentro a Pd e Terzo Polo?

C’è vita nelle opposizioni? A quanto sembra, soltanto nei sondaggi. Le ultime rilevazioni svolte da Swg per La 7 dicono, infatti, che la distanza tra Fratelli d’Italia e Pd si riduce ancora e scende sotto i nove punti. Ad oggi, dunque, avremmo il partito di Giorgia Meloni al 29,3%; quello di Elly Schlein al 20,7% e il M5S di Giuseppe Conte stabile al 15,1%.

Sommando le due forze d’opposizione con gli altri partiti non di destra, e cioè Terzo Polo, Verdi-Sinistra e +Europa, il totale recita 49,1% contro il 44,6% della triade al governo.

Ma come noto governare non è solo una questione di numeri, tanto meno in tempi lontani dalle urne. Quando, invece, si pensa più a riorganizzare gli equilibri interni alle forze politiche.  Vediamo come.

LE FORZE DI GOVERNO AL LAVORO SULLE NOMINE

Nel governo, le forze alleate si apprestano a riprendere i lavori post-pasquali con l’obiettivo di sbrogliare la pratica nomine. Come abbiamo scritto anche stamani su Policy Maker, c’è una questione donna legata alla promessa-auspicio fatta da Meloni l’8 marzo scorso ma non solo. I nomi in campo, le esigenze da soddisfare, gli interessi da incastrare e gli equilibri da mantenere sono tanti.

A livello di partito, se FdI è ormai sinonimo di Giorgia Meloni in tutto e per tutto, Forza Italia è a maggior ragione stretta attorno a Silvio Berlusconi in questi difficili giorni di ricovero in terapia intensiva. Anche se non sono mancati e non stentano a ripresentarsi le ipotesi di nuovi scenari interni per il post-Cav, ad oggi però ancora lontani dalla realtà a prescindere dalle opinioni.

Nella Lega, invece, le acredini tra i salviniani e i nostalgici del partito del Nord non sono all’ordine del giorno come forse potevano esserlo fino a qualche settimana fa. Anche il voto friulano ha contribuito a dare manforte sia alla causa dei presidenti di Regione, con Fedriga riconfermato con percentuali bulgare e con buonissimi numeri anche per la sua lista, sia a quella del leader di partito Matteo Salvini visto che le preferenze per il Carroccio hanno prevalso (seppur di poco).

Dunque, testa bassa sulla partita delle nomine e sugli altri dossier caldi dell’esecutivo.

PD-TERZO POLO: LE DUE CRISI INTERNE

Girando il capo dall’altra parte, troviamo acque ben più mosse in termini di tensioni partitiche. Con il M5S e Giuseppe Conte immersi in giorni di sostanziale stabilità (o calma piatta) sia in termini di sondaggi che di proposta politica, il fuoco arde attorno a Pd e Terzo Polo.

Cominciando dal primo partito del centrosinistra, Elly Schlein ha sbrogliato prima di Pasqua la pratica della nomina della nuova segreteria ma rimane alle prese con la questione identitaria da attribuire al Pd diventato suo dopo il voto di fine febbraio.

Secondo Andrea Marcucci, nome forte della corrente ex-renziana di Base riformista del Nazareno, la traiettoria del nuovo Pd è chiara. “È la linea Bettini: una virata decisa a sinistra, per fare concorrenza al Movimento 5 Stelle. Una strategia che ha senso, lo riconosco: meglio il Pd al 25% e il M5S sotto il 10. Ma così non può esserci spazio per chi ha idee liberali e popolari”. Parlando a Repubblica, ha poi aggiunto che “se il Pd confermasse l’impostazione che dicevo, e mi pare lo faccia sempre di più giorno dopo giorno, un liberal democratico non può che guardare altrove. E non vedo alternative rispetto al Terzo Polo”.

SERVE UNA LINEA CHIARA

Dunque, si prospetterebbe una nuova scissione. Dopo il nuovo ritorno di Articolo 1, Schlein deve dare al più presto una linea chiara al Pd. Perché, se subito dopo la sua ascesa alla segreteria non si era perso tempo a descriverne l’anima e le intenzioni radicali, la postura ideologica maggiormente di sinistra e le attenzioni maggiori ai diritti civili e all’ambiente, dall’altro la leader che ha succeduto Enrico Letta fatica a darsi un’impronta sui temi economico-sociali. Oltre che a mantenersi ambigua sui temi delicati che possono davvero spostare l’asse del partito.

Ovvero, Schlein si esprimerà formalmente contro il termovalorizzatore a Roma, dove governa Gualtieri? Cambierà rotta sull’invio di armi all’Ucraina o manterrà una posizione ambigua soltanto a parole pur di includere la posizione pacifista ma continuando a votare in Aula il sostegno militare a Kyiv? Sulla prima ha già fatto discutere la nomina di Annalisa Corrado in direzione con delega al clima e alla transizione. Sul tema bellico, Schlein ha ribadito l’atlantismo del Pd ricevendo il plauso da Bonaccini. Diventato presidente del partito nonostante la sconfitta alle primarie e posizioni più moderate e riformiste su tanti temi, sui quali da adesso servirà una nuova chiarezza della segreteria.

NUOVE SCINTILLE, QUALE FUTURO PER CALENDA E RENZI?

Venendo al Terzo Polo, invece, oggi sono rimbalzate nuovi segnali di tensione attorno al progetto del partito unico.

Che nella settimana prima di Pasqua si è arricchito, per così dire, della novità di Matteo Renzi prossimo direttore editoriale del Riformista da inizio maggio.

Il leader di Italia Viva aveva anche dato modo di pensare a un suo probabile distacco dalla politica ma in occasione della conferenza stampa con Piero Sansonetti ha detto di voler al contrario raddoppiare il suo impegno per la federazione con Azione.

Eppure, più di qualcosa continua a non tornare. Oggi, dicevamo, è stata diffusa la notizia di una rottura pressoché immediata e definitiva tra il senatore fiorentino e Carlo Calenda. “Posizioni inconciliabili” e accuse da una parte all’altra si sono rincorse rappresentante forse l’ultimo capitolo di una vicenda politica tormentata. “Noi siamo pronti al congresso che Calenda ha chiesto di fare. E ci mettiamo nome e cognome. C’è qualcuno che cambia idea una volta al giorno, ma quel qualcuno non siamo noi”, hanno ribadito da Iv. Nuovi scosse per un assestamento che sta per arrivare o definitivo segnale di una crisi irrisolvibile? I subbugli nei partiti d’opposizione continuano.

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