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Il Governo approva la riforma del fisco: ecco cosa contiene e chi si oppone

Landini Cgil

Dal  palco della CGIL di Rimini nasce una nuova intesa del campo progressista. Sì al salario minimo e alla riduzione oraria e no alla delega presentata ieri sera

Dal congresso della CGIL in corso a Rimini arriva un messaggio chiaro: il ricompattamento del fronte progressista. Nel corso dei loro interventi sono apparsi sulla stessa lunghezza d’onda la segretaria del PD Elly Schlein, il leader del M5S Giuseppe Conte e il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni. Defilato, invece, il leader di Azione Carlo Calenda che rivendica, comunque, distanza dal centrodestra. Il campo progressista ha dimostrato comunione d’intenti su numerosi temi avanzati dalla CGIL: salario minimo, superamento del jobs act e contrasto alla delega fiscale approvata ieri sera dal CdM.

INTESA SEMPRE PIÙ STRETTA TRA SCHLEIN E CONTE

La segretaria dem Elly Schlein, nel corso del suo primo intervento, ha chiamato le opposizioni alla collaborazione. “Se ragioniamo in concreto di temi e di merito ci sono sicuramente delle battaglie comuni da portare avanti insieme e nel paese – ha detto Elly Schlein -. Oggi siamo qui per sondare quali possano essere questi temi”. A raccogliere il suo invito l’ex premier Giuseppe Conte, segretario di Si, Nicola Fratoianni. “Dobbiamo ritrovarci sul terreno delle proposte concrete – ha detto Conte – partendo da un patto per contrastare le disuguaglianze”. A unire le posizioni di Landini, Schlein, Fratoianni e Conte è anche la bocciatura dei risultati raccolti dal Jobs act del governo Renzi, considerato responsabile della diffusione della precarietà. “Oggi si sta rompendo la luna di miele tra l’elettorato, che ricordiamolo è comunque minoritario, e il governo sulle promesse fatte – ha detto Giuseppe Conte -. Noi dobbiamo insistere su temi come la sanità, gli stipendi degli insegnanti che in Italia sono un fanalino di coda in Ue, il rilancio del lavoro legato al rilancio della produttività, la lotta alle disuguaglianze, il tutto in una visione ecologica. Il salario minimo legale è una vecchia battaglia del M5S serve introdurlo e non toglie nulla alla forza della contrattazione collettiva che è assolutamente necessaria”.

LE RICHIESTE DELLA CGIL: NUOVO STATUTO DEL LAVORO E SALARIO MINIMO

Nella sua relazione il segretario della CGIL Maurizio Landini chiede “un sostegno legislativo” per dare corpo a “un nuovo sistema di contrattazione collettiva”. Prima di tutto, secondo il leader della CGIL, occorre un “nuovo STATUTO DEI DIRITTI delle lavoratrici e dei lavoratori” che superi le prescrizioni del “Jobs Act, e riconoscendo la natura lavorativa del lavoro sulle piattaforme compreso il diritto di informazione algoritmica”, serve poi “garantire il diritto delle lavoratici e dei lavoratori di eleggere le RSU in tutti i luoghi di lavoro”, usare i contratti nazionali firmati dalle OOSS maggiormente rappresentative “come riferimento per il salario minimo, normativa che chiediamo venga recepita anche nel nostro Paese anche definendo una soglia perché sotto certe cifre non è lavoro ma è puro sfruttamento” e infine dare attuazione alla “Carta dei Diritti che come CGIL abbiamo da qualche anno depositato in Parlamento”.

LA RIDUZIONE DELL’ORARIO DI LAVORO NEL PROGRAMMA DELLA CGIL

Il segretario Landini va verso il secondo mandato. La riduzione dell’orario di lavoro è un tema che trova ampio spazio nella sua relazione. “Ciò che innanzitutto abbiamo l’ambizione di affermare è la costruzione per via contrattuale di modelli organizzativi che riescano a conciliare la maggiore produttività, il potenziamento dei servizi, con la riduzione dell’orario per le lavoratrici e per i lavoratori; il riconoscimento della formazione continua e il diritto soggettivo alla formazione come elemento strutturale dell’orario di lavoro; la migliore redistribuzione dell’orario di lavoro sia per affrontare il tema sempre più esteso del part time involontario, sia per aumentare l’occupazione”.

INTESA PD, CGIL, M5S E SI CONTRO LA DELEGA FISCALE

Un altro terreno sul quale che vede il PD, la CGIL, SI e il M5S marciare come un sol uomo è la delega fiscale. “Vorrei che fossimo uniti per dire che questa baggianata di dire ‘abbassiamo le tasse a tutti per far star meglio il Paese’, significa abbassare le tasse anche ai ricchi, cosa che fa mancare i servizi essenziali – dice la segretaria del PD Elly Schlein -. Vedo un problema su questa nuova delega fiscale”.

I CONTENUTI DELLA DELEGA FISCALE

Ma cosa prevede la delega fiscale approvata in Consiglio dei ministri ieri sera? “La delega fiscale approvata dal Cdm riscrive completamente l’attuale sistema tributario varato negli anni 70”, si legge sul sito del Mef.  Cuore della manovra fiscale è la riforma dell’Irpef: che passa da 4  a 3 aliquote. Il Governo vorrebbe arrivare all’aliquota unica nell’arco della legislatura. Insomma, una flat tax per tutti ma a questo si arriverà con il tempo.

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Le 3 aliquote dell’Irpef  partiranno “dal prossimo anno” ha detto il viceministro dell’economia Maurizio Leo a Porta a Porta, quindi da “gennaio 2024 entrerà in vigore un modulo di riforma: troveremo le risorse e coperture necessarie. Abbiamo indicato le priorità e a quelle faremo fede, assicura il viceministro. Il governo si impegna razionalizzare e semplificare l’intero sistema Irpef (redditi agrari, fabbricati, finanziari, da lavoro dipendente, autonomo, d’impresa e diversi). “La delega prevede anche la revisione delle tax expenditures, (oggi più di 600 voci) e l’equiparazione della no tax area per lavoratori dipendenti (8174 euro e pensionati 8500 euro)”, scrive il Mef. Famiglie e imprese saranno interessate anche dal riordino delle quattro aliquote Iva esistenti e dall’azzeramento dell’Iva su alcuni beni di prima necessità come pane e latte. Bisogna ricordare, però, che la delega fiscale ha iniziato a muovere i primi passi, ma l’iter sarà lungo almeno due anni.

LE RIDUZIONI PER LE IMPRESE

Passando alle imprese il governo nella delega fiscale ha previsto la riduzione dell‘Ires a due aliquote. Inoltre, l’aliquota impositiva sarà ridotta al 15%, rispetto all’attuale 24%, per la quota di reddito destinata, nei due anni successivi, a investimenti qualificati o a nuove assunzioni.  L’obiettivo è favorire la capitalizzazione delle imprese stabilite in Italia e premiare chi investe in nuova occupazione o in beni strumentali innovativi. Guarda alle imprese anche l’abolizione dell’Irap (l’Imposta regionale sulle attività produttive) che sarà graduale, e i primi a beneficiarne saranno artigiani, commercianti, società di persone e professionisti.

EVASIONE FISCALE: SANZIONI MENO SEVERE

La delega cambia il punto di vista sulla lotta all’evasione, che da repressiva diventa preventiva, grazie all’istituzione di un concordato preventivo biennale e al rafforzamento dell’adempimento collaborativo. Il disegno di legge delega prevede anche un alleggerimento delle sanzioni amministrative con particolare riguardo alla “sopraggiunta impossibilità di far fronte al pagamento del tributo, non dipendente da fatti imputabili al soggetto stesso”, la depenalizzazione dell’evasione “di necessità” e l’attenuazione delle sanzioni per il reato di dichiarazione infedele. Il ddl delega, infine, stabilisce “il discarico automatico” delle quote non riscosse dopo cinque anni e per i vecchi debiti, prevede dilazioni lunghe dieci anni, fino a 120 rate.

I NO DI CGIL E DEI SINDACATI

I sindacati hanno bocciato “merito e metodo” la delega fiscale del Governo mentre Confindustria, Confcommercio, Confersercenti e altre associazioni di categoria hanno dato il via libera. I sindacati hanno contestato l’assenza di un tavolo di confronto con il Governo, e hanno contestato la decisione di convocare le parti sociali alla vigilia dell’approvazione del Ddl in consiglio dei ministri. Andando nel merito i “no” più pesanti riguardano l’estensione della flat tax, vista come un sostegno solo ai più ricchi, e l’abolizione dell’Irap come di ogni altra riduzione non selettiva delle imposte e degli oneri delle imprese.

 

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