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Subbugli Conte-Grillo

Conte Draghi

I Graffi di Damato. Il Draghi felice e invidiato d’esportazione e quello svillaneggiato in Italia

Quanto è stato consolante vedere Mario Draghi in televisione ricevere gli elogi della cancelliera tedesca Angela Merkel, dopo l’incontro bilaterale a Berlino, tanto è stato imbarazzante vedere e sentire Enrico Letta barcamenarsi nel salotto televisivo di Lilli Gruber a spiegare alla conduttrice, e al direttore del Fatto Quotidiano collegato dall’esterno, le ragioni della partecipazione e dell’appoggio del suo Pd ad un governo che sarebbe solo quello della “restaurazione”, o “di larghe imprese”, più che intese, contrassegnato da “favori ai padroni” e da flop “su scuola, vaccini e giustizia”.

È proprio questo il bilancio dei quattro mesi di governo Draghi tracciato in un titolo del Fatto dal direttore Marco Travaglio fra un’interruzione e l’altra della sua polemica diretta in televisione col segretario del Pd. Il quale alla fine ha pensato di cavarsela alquanto goffamente, visto che partecipa ad una coalizione dichiaratamente di emergenza, sostenendo che il suo partito sta guadagnando voti e la Lega di Salvini ne sta perdendo, anche se sembra la forza trainante della maggioranza al presumibilmente improvvido direttore del giornale che ancora rimpiange Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.

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Peraltro, di questo Conte impietosamente detronizzato hanno perduto le tracce anche nella redazione del Fatto Quotidiano, sulla cui prima pagina di oggi è comparsa una impietosa vignetta in bianco di Vauro Senesi che lamenta: “C’è ma non si vede”. Ancora più a sinistra, il giornale di Travaglio dà così le ultime sull’ex presidente del Consiglio che avrebbe dovuto presentare fra domani e giovedì il MoVimento 5 Stelle affidato ai suoi interventi di rifondazione o ristrutturazione: “Statuto 5S, Grillo ferma Conte e fa slittare l’evento”. In ballo sono finiti notoriamente “i poteri del garante”, cioè di Grillo in persona, che non intende rinunciare all’ultima, se non unica, parola su tutto, a cominciare dalla linea politica e dalle scelte degli alleati ormai intercambiabili sotto le cinque stelle.

Conte, per quanto Travaglio lo abbia sostanzialmente invitato alla pazienza parlandone proprio nei suoi collegamenti con lo studio televisivo di Lilli Gruber, poiché è “meglio perdere qualche giorno in più e chiarire bene le cose piuttosto che complicarsele dopo”, non deve avere preso bene l’impuntatura del pur “insostituibile” fondatore, garante, elevato e quant’altro se Avvenire, il quotidiano dei vescovi solitamente prudente, ha riferito in un titolo della tentazione dell’ex presidente del Consiglio di farla finita con i suoi restauri e di “mettersi in proprio”, con un suo movimento, quasi nuovo di zecca. Quasi, perché inevitabilmente frutto di una, anzi di un’altra scissione del movimento che lo ha portato a Palazzo Chigi, dopo quella derivata dalle espulsioni e dalle “disiscrizioni”, come ha definito la sua quel “giovanotto generoso” che sarebbe Alessandro Di Battista nelle valutazioni di Conte, fiducioso di recuperarlo al ritorno dal nuovo viaggio di distrazione intrapreso in Sud America.

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Chissà se Conte – sempre lui – avrà condiviso contro Draghi anche l’accusa rivoltagli dal giornale di Travaglio di avere contestato la finale dei campionati europei di calcio a Londra non per ragioni di prudenza antipandemica, viste le difficoltà sanitarie insorte in Gran Bretagna, ma solo per “scippare” agli odiati inglesi, magari per ripicca dopo l’uscita dall’Unione Europea, l’appuntamento che in teoria – facciamo gli scongiuri precauzionali – potrebbe riguardare anche i nostri bravi e sinora pure fortunati azzurri.

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