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Terzo Polo e Pd si alleino anche in Lombardia. Parla Prestipino
Lazio e Lombardia si preparano ad andare alle urne. Il PD ha trovato un accordo con il Terzo polo per il Lazio, mentre la strada è ancora in salita in Lombardia. Ne abbiamo parlato con l’ex deputata del PD Patrizia Prestipino
La scorsa settimana un gruppo di parlamentari del PD ha lanciato un appello a mezzo stampa nel quale ha chiesto al Partito Democratico di ‘fare presto’, di scegliere una data per il congresso per consentire al partito di affrontare le prossime sfide elettorali, a partire dalle elezioni regionali, con una classe dirigente rinnovata.
In ballo ci sono due tra le regioni italiane più grandi, Lazio e Lombardia, che il prossimo febbraio rinnoveranno i consigli regionali. Nel Lazio il nodo delle alleanze sembra scelto, il PD dovrebbe correre con il Terzo polo sostenendo Alessio D’Amato, attuale assessore alla sanità alla Regione Lazio. Resta aperta la partita in Lombardia, dove la candidatura di Letizia Moratti con il Terzo polo ha sparigliato le carte.
Di tutto questo ne abbiamo parlato con Patrizia Prestipino, ex deputata del Partito Democratico e firmataria dell’appello.
A che punto è il dibattito all’interno del Partito Democratico sul tema delle alleanze in vista delle regionali?
Mi pare che sia in corso. Nel Lazio c’è stata l’apertura su Alessio D’Amato, perché la candidatura di D’Amato consentirebbe l’alleanza con il Terzo Polo. Eravamo tutti perplessi sulla linea ‘o Leodori o morte’. Con tutto il rispetto per Leodori, sostenuto da Astorre e Zingaretti, ma a Roma non è molto conosciuto venendo dalla provincia. Per tradizione il candidato della Regione Lazio è sempre stato romano. Ora comunque quel nodo ‘sembra’ essere stato sciolto, a meno di sorprese.
Però ora al PD tocca decidere se passare per le primarie.
Io vedo un passaggio molto stretto. La data delle elezioni dovrebbe essere il 12 febbraio, abbiamo tempi molto stretti. Hanno detto che decideranno entro la prossima settimana. È chiaro che, se si decide di fare le primarie allargate a tutto il centro sinistra, prima di Natale bisogna farlo.
Nel Lazio si è trovato l’accordo con il Terzo Polo, in Lombardia sembra più difficile. Secondo lei perché?
Intanto perché Letizia Moratti non viene da una storia di sinistra, a differenza di D’Amato. Arriva da una storia di destra, anche se moderata. Io la ritengo una candidatura forte dal punto di vista della competenza e della professionalità, allo stesso tempo capisco che è una candidatura poco digeribile per il mondo della sinistra perché è stata la ministra di Berlusconi e l’assessore di Fontana.
Anche se poi da Fontana ha preso le distanze.
Io capisco il dibattito. Dal punto di vista delle professionalità lei è forte, capace e in grado di sparigliare. Lei è riuscita a far cambiare passo alla Lombardia nella gestione del Covid. Dal punto di vista della rappresentanza politica però capisco l’imbarazzo di tante compagne e compagni lombardi.
Però Letizia Moratti, dalla sua parte, ha una storia familiare che può essere non divisiva.
Beh pur di vincere e battere questa destra pericolosissima e magari provare anche a vincere nel Lazio, e in Lombardia dopo tanti anni… A Milano vincemmo con Pisapia, per esempio, però lui era marcatamente di sinistra e lì fu una battaglia molto forte e sentita. Qui capisco che il nome di Letizia Moratti sia divisivo, riconosco la storia, il papà è stato un partigiano, e la sua competenza. È una grande professionista. Io però ho grande rispetto per le scelte territoriali. Questo non vuol dire che non si debba fare uno sforzo per trovare una sintesi, si è fatto nel Lazio, si può fare in Lombardia. Però trovassero un’alternativa all’altezza delle aspettative.
Insistere con le ipotesi di Beppe Sala e Giuliano Pisapia, secondo lei può essere utile?
Sala l’ha già escluso, non so, sinceramente, Pisapia quanto possa essere interessato ma soprattutto, non so con quale alleanza perché una persona da sola non basta. Poi insomma ci sarebbero altri nomi buoni ma dipende da quello che vogliono fare i lombardi, perché l’autonomia territoriale del PD consente di fare alleanze in autonomia rispetto al nazionale.
Lazio e Lombardia non sono legate?
No, però mi chiedo, se vai in un modo nel Lazio forse si può fare lo stesso in Lombardia trovando un candidato che piaccia anche al Terzo polo. Non dico che sia Letizia Moratti perché è molto divisiva ma perché non, per esempio, Cottarelli. Se si fa lo sforzo di sintesi per il Lazio perché non si fa la stessa cosa anche in Lombardia? Perché poi la gente non capisce. Secondo me Calenda ha scritto una cosa molto intelligente: “Nel Lazio sosteniamo un candidato del PD sostenuto dal Terzo polo, il Lombardia un candidato del Terzo polo sostenuto dal PD”. Credo che debbano trovare un candidato che riesca a fare sintesi. Del resto anche alle politiche se avessimo trovato un accordo con il Terzo polo in molti collegi avremmo vinto. Se andiamo alle elezioni regionali con lo stesso schema delle politiche abbiamo già perso. Non basta una sconfitta?
Su Repubblica e sul Corriere c’è stato un appello di donne del PD, firmato anche da lei, in cui si chiede al Pd di ripartire e chiede di scegliere un nome che sappia unire mondi diversi ed essere rappresentante di buon governo.
È un’iniziativa partita dal nucleo storico delle democratiche, noi battagliamo da un po’ di tempo. Abbiamo criticato l’immobilismo di Cecilia D’Elia. Sono diminuite le parlamentari del PD in Camera e Senato, abbiamo visto com’è finita la partita delle Commissioni con pochissime donne nei pochi posti per l’opposizione. D’Elia non ha detto nulla sulla mancata rappresentanza delle donne in Parlamento. Il nostro non è un attacco personale ma se c’è una conferenza delle donne e lei ne è il vertice io mi chiedo, quale battaglia ha fatto a favore delle donne per essere ricordata? Io dico nessuna. Solo sconfitte e la sconfitta principale è vedere poche donne in Parlamento. Non dico che dovessero essere la metà ma quantomeno una su tre, invece sono, sì e no, una su quattro. Dov’era la D’Elia all’atto della composizione delle liste? Perché è vero che la legge impone l’alternanza uomo donna ma è pure vero che molto dipende dal collegio nel quale si viene inseriti. Io, per esempio, sono stata messa in un collegio perdente e senza paracadute. E il mio non è un caso isolato. Cecilia D’Elia avrebbe dovuto garantire i diritti delle donne all’interno del PD, e invece sembra che occupi quel posto solo per andare in Parlamento. Questa è l’idea che arriva all’esterno.
Il vostro appello ha avuto una risposta?
Sì, Letta ci ha risposto. Ha detto che ha accolto il nostro appello. Ma voglio sottolineare che noi stiamo in mezzo alla gente, la nostra petizione ha ottenuto 500 firme in poche ore. Io oggi ho ricevuto un messaggio da un’elettrice di sinistra che mi ha detto “hai fatto bene a svegliare il bello addormentato nel bosco che è il PD”. Noi riteniamo che più tempo passi e più il Pd muoia dissanguato.
Quali sono le richieste più urgenti?
Quello che chiediamo è di fare il congresso prima delle elezioni regionali in modo da avere una classe dirigente già rinnovata, dal segretario in giù, per fare una campagna elettorale motivata, perché quella per le politiche è stata un disastro, e dopo ancora peggio. Più tardi si fa meno resta del PD. Siamo l’unico partito di opposizione che invece di crescere diminuisce, il M5S si rafforza, gli altri rosicchiano sempre a noi e del PD cosa resta? Chi vuole più tempo per fare il congresso è quello che vuole più male al PD, perché più tempo perdi, più l’emorragia peggiora. Chi vuole rinviare il congresso non vuole bene al PD, perché pensa che rinviando sine die riesca a rinforzare le proprie piccole posizioni di potere. Non è un caso che chi non ha ancora trovato un candidato la manda alle calende greche. Oppure la sinistra, che poi, tra l’altro, non ha aderito nemmeno al gruppo del PD e, come abbiamo visto, Fratoianni e Bonelli hanno detto che sono attratti da Conte. Tutta gente alla quale noi abbiamo regalato seggi sicuri. Gli elettori che al PD ci tengono e non vogliono vedere questa lenta agonia dicono ‘fate presto’ perché prima rinnoviamo la classe dirigente prima c’è la possibilità, su un programma e su persone di verse, di rimetterlo in piedi sto partito.