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Cosa comporta l’uscita dell’Italia dalla Via della Seta

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L’Italia ha comunicato ufficialmente a Pechino l’abbandono degli accordi sulla Belt and Road Initiative firmati nel governo Conte I. Tajani: “Non è un’azione negativa”

Era una formalità attesa entro fine anno, è arrivata. L’Italia ha deciso di uscire dagli accordi stipulati con la Repubblica popolare cinese sulla cosiddetta Via della Seta (o Belt and Road Initiative). Tutti i dettagli.

LA ROTTURA DEGLI ACCORDI DELLA BELT AND ROAD INITIATIVE

“Alla fine, dopo settimane di negoziati riservati e dopo alcune incomprensioni diplomatiche, l’Italia ha prodotto una nota verbale, l’ha corredata con promesse di amicizia strategica in grado di rilanciare i rapporti fra i due Stati, e l’ha consegnata a Pechino alle autorità del governo cinese. Tre giorni fa”. Con queste righe, stamani, il Corriere della Sera ha reso noto con un’anticipazione che il governo guidato da Giorgia Meloni ha formalizzato una decisione annunciata da tempo. In caso di mancata comunicazione, gli accordi si sarebbero rinnovati automaticamente dal 2024. Come ricorda Repubblica, “la mossa è stata preceduta da una missione in Cina del segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia in estate e a seguire dalla visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani: incontri in cui è stata confermata l’intenzione di coltivare il partenariato strategico tra i due Paesi e in cui sono stati avviati fra gli altri i passi preparatori per la visita del capo dello Stato Sergio Mattarella l’anno prossimo”.

Inoltre Meloni l’aveva di fatto preannunciata al G20 di Bali al primo ministro cinese Li Qiang rilanciando allo stesso tempo il Partenariato Strategico Globale – che nel 2024 compirà 20 anni – e che sarà, aveva detto, “il faro per l’avanzamento dell’amicizia e della collaborazione tra le due nazioni in ogni settore di comune interesse”.

In questo modo si esce da un guado durato quattro anni. Sotto il governo Conte I, infatti, l’Italia fu l’unico Paese del G7 ad accordarsi con Pechino per il programma di investimenti noto come Belt and Road Initiative, fresco del suo decimo compleanno in vista del quale il progetto ha subito diverse modificazioni. Era il 23 marzo 2019 quando arrivò quella firma con annessa promessa di oltre 20 miliardi di investimenti.

I COMMENTI

Parlando al forum di AdnKronos, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto che l’uscita “non significa che sia un’azione negativa nei confronti della Cina, significa poter continuare ad avere ottimi rapporti e lavorare intensamente sugli aspetti commerciali per rafforzare la nostra presenza sul mercato. Abbiamo già convocato a Verona la riunione intergovernativa Italia-Cina per affrontare tutti i temi di commercio internazionale. Continua ad esserci ottimi relazioni e rapporti, pur essendo un Paese che è anche un nostro competitori a livello globale”. Secondo Tajani, “la via della Seta non è la nostra priorità, abbiamo visto che non ha prodotto gli effetti sperati, anzi. Chi non è parte del percorso della via della Seta ha avuto risultati migliori”. Da Palazzo Chigi, invece, non è trapelato alcun commento.

COSA CAMBIA ADESSO

Mentre si attende la risposta della Rpc, secondo il Corriere “l’uscita di scena è coincisa con una lettera in cui comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si impegna a rilanciare il più possibile quel partenariato strategico che esiste da più di dieci anni fra i due Stati, ma che non è mai stato implementato fino in fondo”.

Nella missiva, notificata dalla Farnesina all’ambasciata cinese. si annuncia che l’Italia non estenderà l’intesa oltre il termine previsto del 22 marzo 2024 ma viene ribadita la volontà di rafforzare e sviluppare la “collaborazione bilaterale” a mutuo beneficio dei due Paesi. L’accordo, ha detto il ministro Tajani, “non era vantaggioso per noi in prospettiva perchè Germania e Francia hanno avuto un fatturato superiore al nostro. Adesso vediamo come rafforzare il rapporto con la Cina ma già stiamo lavorando tanto con loro, c’è un partenariato strategico. Pochi giorni fa – ha ricordato – è stata in Cina la ministra Bernini, prima c’era stata la mia visita. Non c’è nulla di negativo nei confronti della Cina. Procediamo come abbiamo sempre proceduto, tutto va avanti”.

– Leggi anche: Quali sono i porti italiani ed europei nelle mani della Cina e perché sono un problema

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