L’attivista sudanese Yambio, vittima delle torture di Almasri, rivolge un appello al governo italiano
“Io torturato e spiato chiedo protezione a Meloni”. La richiesta è di David Yambio, attivista per i diritti umani con sede in Italia e presidente dell’associazione Refugees in Libya. Chi è e cosa c’entra con il caso Almasri e il dossier Paragon?
Il lavoro di Yambio è di supporto alla Corte penale internazionale, alla quale fornisce prove sui crimini subiti dai migranti nei centri di detenzione libici. L’attivitsta ha denunciato più volte le violazioni dei diritti umani in Libia e ha criticato la politica italiana sui migranti, in particolare i finanziamenti alla Guardia costiera libica e il recente rilascio di Osama Najim Almasri, il comandante della polizia libica ricercato dalla Cpi per crimini di guerra, tra cui torture, omicidi, schiavitù e stupri e che ha messo sottosopra la politica italiana.
LA DETENZIONE DI YAMBIO E LE TORTURE SUBITE DA ALMASRI
Yambio, oggi 27enne, ha vissuto in prima persona gli abusi che denuncia. Durante la sua detenzione nella prigione di Mitiga, vicino a Tripoli, sarebbe stato vittima delle torture inflitte proprio da Almasri. La sua storia si intreccia con quella di numerosi migranti e rifugiati che subiscono violenze nei centri libici, spesso finanziati da governi stranieri, tra cui l’Italia.
L’ATTACCO SPYWARE E IL COINVOLGIMENTO DI PARAGON
Recentemente, Yambio ha rivelato di essere stato avvisato da Apple di un attacco spyware al suo telefono. Il malware utilizzato sarebbe Graphite, sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions, lo stesso impiegato contro altri attivisti e giornalisti italiani, tra cui Luca Casarini, fondatore della Ong Mediterranea, e Francesco Cancellato, direttore di Fanpage. L’attacco rientra in una serie di violazioni che hanno colpito almeno 90 persone, incluse figure critiche nei confronti delle politiche italiane e internazionali sulla gestione dei migranti in Libia.
L’APPELLO DI YAMBIO A GIORGIA MELONI
Dal Parlamento europeo, dove ha partecipato a una conferenza stampa a sostegno della Cpi, Yambio ha lanciato un appello diretto al governo italiano. “Penso che l’Italia sia responsabile delle torture che ho subito in Libia, per aver finanziato le autorità libiche, la Guardia costiera. Ma sono stato anche spiato da Paragon, per cui chiedo che il governo italiano chiarisca chi è stato e nel frattempo mi difenda. In gioco c’è la mia vita, quella della mia famiglia e quella di tanta gente”, ha dichiarato. Ha inoltre sottolineato di aver sempre collaborato con le istituzioni italiane per fornire prove sui crimini in Libia, ma ora si chiede se possa ancora fidarsi.
QUAL E’ IL LEGAME TRA GLI SPIATI?
La vicenda di Yambio si inserisce in un quadro più ampio. Casarini ha osservato che gli obiettivi dello spyware sembrano avere un filo conduttore: si tratta di persone che hanno documentato crimini in Libia, soccorrono migranti in mare o possiedono informazioni su chi opera nel paese nordafricano. L’attivista sudanese chiede ora protezione all’Italia e chiarimenti sul ruolo di Paragon in questa operazione di spionaggio.