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Poste, vendita o svendita? Parla il ministro Giorgetti

Giorgetti Poste

Audizione del ministro dell’Economia sull’alienazione di una quota di Poste. Giorgetti illustra la linea del Governo, tra le perplessità dell’opposizione 

Poste, lo Stato vende. Non tutto, ovviamente. Una quota. Sufficiente a far sì che il pubblico mantenga il controllo. Ma tanto basta per creare preoccupazione e allarmismi. Questo è il succo delle parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alle Commissioni riunite Bilancio e Trasporti della Camera e Programmazione economica, Finanze e Ambiente del Senato sull’alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef nel capitale di Poste italiane.

Cosa ha detto nel dettaglio il titolare del Mef.

GIORGETTI: “OPERAZIONE IN PIU’ FASI, CONTROLLA LO STATO”

Giorgetti ha spiegato che “l’operazione di dismissione rappresentata nel Dpcm attualmente all’esame del Parlamento deve essere considerata una cornice che individua un valore minimo della partecipazione dello Stato, che potrà essere raggiunto progressivamente e in più fasi, in modo da salvaguardare il controllo strategico pubblico su questo asset”.

NELLE PRIME FASI LO STATO POTREBBE FERMARSI AL 51% DI POSTE

L’alienazione della quota dello Stato, ha ribadito, potrà avvenire “anche in più fasi, significa che nelle prime fasi il governo potrebbe anche fermarsi al 51%, cui si è fatto riferimento, perché riteniamo che questa sia un’asticella che riteniamo in questo momento soddisfacente rispetto al percorso” indicato.

GIORGETTI: “DA CESSIONE INTERA QUOTA MEF 4,4 MLD”

Il ministro dell’Economia ha poi aggiunto che “le risorse che potranno essere ottenute dalla realizzazione dell’operazione dipenderanno dall’ammontare della quota che sarà collocata sul mercato. Laddove si procedesse alla cessione dell’intera partecipazione direttamente detenuta dal Mef, ferme rimanendo le valutazioni che potranno essere effettuate in merito al mantenimento della partecipazione pubblica maggioritaria nel capitale, il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi”.

IL MINISTRO: “SCORRETTO PARLARE DI SVENDITA”

Giorgetti ha inoltre respinto al mittente le accuse di stare operando una svendita: “Credo – ha chiosato – che utilizzare il termine di svendita per questa operazione sia totalmente scorretto: parliamo di vendita, la svendita si potrà valutare a posteriori in base alle modalità e condizioni in cui verrà fatta”.

“Valuteremo condizioni e timing in cui fare l’operazione di dismissione, in modo da massimizzare il valore per lo Stato a beneficio del bilancio pubblico”, ha ribadito il ministro. “Ritenete che l’esperienza di società in cui lo Stato non essendo al 50% detiene il controllo, come Eni o Enel, abbia prodotto un miglioramento delle performance o un peggioramento? Io ritengo che abbia prodotto un miglioramento delle performance e anche dei dividendi”, ha detto ancora Giorgetti. “Noi riteniamo che presenza dello Stato che assicuri il controllo sia un aspetto positivo”, ha aggiunto.

GIORGETTI: “CESSIONE POSTE QUANDO SI PUO’ MASSIMIZZARE L’INTROITO”

Entrando più nel dettaglio e con lo sguardo rivolto ai prossimi step, il ministro in audizione ha fatto presente “il Mef realizzerà l’operazione” di alienazione di una quota in Poste “nel momento più adeguato alla massimizzazione dell’introito realizzabile, cercando di conciliare le condizioni del mercato con le esigenze di finanza pubblica”.

POSTE POTREBBERO MIGLIORARE L’APPETIBILITA’ DEL DEBITO

“In un quadro più generale – ha poi osservato Giorgetti – è opportuno considerare anche gli effetti dell’operazione sulla fiducia degli investitori istituzionali nazionali ed esteri verso l’Italia, che potrebbero risultare in un miglioramento dell’appetibilità del debito pubblico, con conseguenti effetti positivi in termini di riduzione dello spread e del costo del debito”.
Con la conseguenza che, secondo il ministro, “l’operazione di dismissione della partecipazione in Poste Italiane, se analizzata in maniera compiuta e da diversi angoli di visione, non possa non risultare conveniente e utile nella realizzazione del programma di dismissioni presentato dal governo”.

GIORGETTI: “CON POSTE RISPARMIO DI 200 MILIONI DI SPESA IN INTERESSI”

“Le risorse ottenibili dalla dismissione si concretizzeranno in una riduzione del debito pubblico che, a sua volta, consentirà di ottenere un risparmio in termini di spesa per interessi passivi pari a circa 200 milioni annui”, ha inoltre evidenziato il ministro Giorgetti in audizione. “La valutazione complessiva” dell’operazione, “uscendo dalla logica contabile della differenza tra i proventi derivanti dalla alienazione e gli eventuali introiti derivanti dai dividendi percepiti”, deve tenere conto di questo, ma anche – ha aggiunto – degli effetti positivi sulle performance aziendali connesse a tali operazioni”.

IMPEGNO A GARANTIRE CONTINUITA’ RACCOLTA POSTE

“Nell’ottica della tutela degli interessi pubblici il governo si impegnerà a porre in essere tutte le azioni necessarie a garantire la continuità dell’attività di Poste, sotto il profilo della dimensione della raccolta, anche nel nuovo assetto che si andrà a configurare successivamente alla realizzazione dell’operazione di dismissione”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in audizione alle commissioni riunite di Camera e Senato sull’alienazione della quota di Poste. “Il Mef remunera la liquidità, derivante dall’attività di raccolta del risparmio postale e depositata su un conto di tesoreria statale, mediante la corresponsione di interessi a Cassa Depositi e Prestiti, che costituiscono una quota rilevante del conto economico di quest’ultima. Parte di tale remunerazione torna al Mef sotto forma di dividendi. Tale meccanismo, dunque – ha spiegato – , come evidente dalla descrizione risulta profittevole per entrambi i soggetti ed è essenziale, pertanto, che rimanga invariato”.

IL MINISTRO: “FARO DEL GOVERNO PER GARANTIRE L’OCCUPAZIONE”

Sugli effetti dell’alienazione di una quota del Mef in Poste “sui livelli occupazionali”, Giorgetti ha voluto ricordare “che il Piano industriale presentato lo scorso 20 marzo dalla società non contempla alcun impatto negativo sugli stessi, ma sarà cura del governo monitorare le decisioni aziendali, al fine di garantirne la salvaguardia”.

LE PERPLESSITA’ DEL PD: “OPERAZIONE INSENSATA. QUAL E’ LA LINEA DEL GOVERNO?”

Non tardano ad arrivare le critiche dell’opposizione, con il senatore e responsabile economico del Pd, Antonio Misiani. “La privatizzazione della quota Mef in Poste italiane è un’operazione economicamente insensata” ha sottolineato . “Il ministro Giorgetti di fronte alle commissioni riunite ha ipotizzato la cessione dell’intera quota Mef, pari al 29,26%, con una presenza pubblica che si ridurrebbe al 35% in capo a CDP. Peccato che il 23 gennaio 2024 il ministro Urso, rispondendo ad un’interrogazione presentata dal deputato PD Casu, aveva assicurato il mantenimento di una partecipazione pubblica al 51%. Qual è la linea del governo? Quella di Urso o di Giorgetti? Serve la massima chiarezza, su questo nodo”, ha aggiunto.

“Secondo punto: le ricadute finanziarie. Secondo il ministro, il risparmio in termini di minori interessi sul debito sarà significativamente inferiore ai dividendi incassati dal Mef. È un’ammissione che conferma tutte le nostre perplessità. Le nostre non sono preoccupazioni ragionieristiche: stiamo parlando di conti pubblici e di gestione del patrimonio dello Stato. Serve una relazione tecnica che indichi con chiarezza le stime delle ricadute finanziarie dell’operazione e le coperture dell’ammanco di entrate che il ministro stesso ha riconosciuto di fronte alle commissioni. Terzo: la privatizzazione voluta del governo è totalmente slegata da un qualsivoglia disegno di politica industriale. Le parole di Giorgetti hanno di fatto confermato che è prevista solo per fare cassa. Aprendo incognite sulla tenuta dell’occupazione e della rete di uffici sul territorio di un’azienda di primaria importanza che svolge però un servizio pubblico universale e una funzione sociale nel Paese”, ha concluso.

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