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Vi spiego perché leggo disprezzo dei poveri con questa riforma del Reddito. Parla Chiara Saraceno

Reddito, Natalità, Parla Saraceno

Revisione del Reddito di cittadinanza, incentivi alla natalità e politiche per la famiglia. Le parole della professoressa dell’Università di Torino, già presidente del Comitato Scientifico per la valutazione della misura simbolo del M5S

Il Governo sta lavorando a una revisione profonda del welfare state del nostro paese e delle politiche del lavoro. Sul tavolo di Palazzo Chigi ci sono misure che spaziano dagli incentivi alla natalità attraverso detrazioni fiscali a vantaggio delle famiglie con almeno due figli, alla ristrutturazione del Reddito di cittadinanza, ora spacchettato in due diversi filoni: la Garanzia per l’inclusione (Gil) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal). La relazione tecnica nel decreto Lavoro ha rilevato che circa metà dei percettori di Rdc in un primo tempo individuati come occupabili in realtà non lo siano.

Di tutti questi argomenti ne abbiamo parlato con la prof.ssa Chiara Saraceno, ordinaria dell’Università di Torino e, nella passata legislatura, presidente del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza.

Come valuta l’idea di introdurre detrazioni fiscali per abbattere l’Irpef per le famiglie con almeno con almeno due figli a carico?

Trovo curioso che abbiamo eliminato le detrazioni per i figli per fare l’Assegno unico in modo da avere una misura consistente, possibilmente universale, e meno contro distributiva di quanto non siano le detrazioni fiscali che sono più vantaggiose per chi ha redditi medio alti, mentre possono rischiare di non essere fruite, o non fruite a pieno, a chi ha redditi bassi perché non è capiente.

Quindi trovo abbastanza curioso questo ritorno all’antico. In più, se davvero ci sono tutti questi soldi disponibili perché non maggiorare l’Assegno unico? Perché non renderlo un po’ più consistente nell’importo per tutti i ceti, perché adesso per i ceti medio alti è di un importo pressoché insignificante, sono 50 euro se non vado errato. Inoltre, l’eliminazione delle detrazioni fiscali ha consentito di finanziare parte dell’assegno unico. Se si reintroducono la coperta diventa davvero corta. Queste come considerazioni preliminari.

Quali altre considerazioni sono da fare?

Direi che per favorire le scelte positive di fecondità le misure in denaro non sono così rilevanti.

Cos’è più importante?

Quello che è rilevante è che uno possa avere un lavoro e un reddito da lavoro mediamente sicuro, decente. Perché i figli hanno questa caratteristica di costare abbastanza e a lungo. Quindi se si vogliono finalmente investire soldi in sostegno alle famiglie con figli mi sembra che bisognerebbe investire nel consentire ai giovani, donne e uomini e in particolare donne, perché incontrano maggiori difficoltà, di entrare nel mercato del lavoro in un modo un po’ meno precario e con stipendi più adeguati alle loro competenze.

E poi per favorire l’occupazione delle donne sarebbe opportuno investire nei servizi che mostrano di essere molto più efficaci nel sostenere la natalità. Perché se una coppia sa di poter contare su servizi buoni, su una scuola buona, sul tempo pieno e così via, cioè può vedere davanti a sé un orizzonte di infrastrutture senza essere lasciato esclusivamente al proprio reddito per quanto incrementato da un qualche trasferimento.

Cosa pensa, invece, dell’estensione del congedo di paternità?

Questa mi sembra una cosa buona nella direzione di pari opportunità nella genitorialità nel senso che non sono solo le madri a essere importanti per i figli, lo sono anche i padri. Non si tratta solo di costringere i padri a dare una mano un po’ più consistentemente ma di incentivare i padri a permettersi di potersi di poter accudire i propri figli e anche di trovare di trovarne il piacere oltre che il dovere. Ormai è assodato che anche i padri sono importanti nei primi anni di vita, non solo quando i bambini parlano, camminano e capiscono. È giusto che anche i padri possano essere vicini, essere responsabili anche nei primi mesi di vita, è importante e produce anche effetti di lungo periodo sulla relazione padre figlio.

Tra l’altro paesi molto simili a noi, anche come culture tradizione, penso alla Spagna e al Portogallo, stanno arrivando addirittura a congedi egualitari in termini di durata. Questa è una tendenza che c’è in moltissimi paesi occidentali compresi quelli vicinissimi a noi. La Spagna è uno dei paesi che sta andando più avanti e più in fretta questo punto di vista. Tra il congedo paritario e i dieci giorni che abbiamo noi c’è che si può portare e migliorare.

Il governo sta lavorando alla revisione del Reddito di cittadinanza, sostituendolo con la Garanzia per l’inclusione (Gil) e la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal). Però ha dovuto fare un passo indietro rispetto a quelle che erano le stime iniziali degli occupabili. Secondo lei cos’è successo?

Guardi gliel’avevamo detto dall’inizio ma questi non ascoltano nessuno salvo se stessi e quindi vivono di ideologia. Il problema è che adesso faranno la sanatoria fino alla fine di dicembre però poi, con i nuovi strumenti, Gil e Gal, non ci sarà posto per adulti che non abbiano figli a carico, che non siano anziani e non siano disabili, e che però non siano occupabili.

Perché per accedere al Gil o hai figli a carico, o disabili, o anziani o sei tu stesso disabile o anziano. Se invece sei un adulto non formalmente disabile, non hai figli a carico, non sei anziano, hai soltanto il Gal per 12 mesi, non sei neanche mandato ai servizi sociali ma subito ai centri per l’impiego, e dopodiché diventi un vuoto a perdere se non sei occupabile.

Chi soffrirà di più di questo cambiamento?

Io penso al cinquantacinquenne, cinquantanovenne chi lo vuole assumere davvero, in modo decente, se è lontano dal mercato del lavoro? Non si sa perché questa assurda divisione in due della popolazione sulla base della composizione familiare, ripete esattamente gli stessi errori della legge di stabilità.

Secondo lei è possibile rendere occupabili gli inoccupabili?

Dipende dal motivo per il quale non sono occupabili. Anche i giovani a bassissima istruzione hanno bisogno di investimenti lunghi, se sono arrivati ad essere Neet sono fortemente demotivati, con scarsa fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.

Quindi 12 mesi non bastano?

No, anche perché non è chiaro cosa ci sarà dopo, anche nella legge di stabilità si era scritto che avrebbero dovuto frequentare intensamente sei mesi di corsi intensivi formazione professionale, e chi non aveva raggiunto l’obbligo scolastico a frequentare una scuola professionalizzante.

Ma poi non è stato fatto nulla. L’unica cosa che c’è è il Gol, la garanzia di occupabilità dei lavoratori, che non riguarda solo i beneficiari del reddito di cittadinanza. 

Quali sono i risultati del Gol?

Non sono così entusiasmanti. L’ultimo rapporto dell’Anpal ha considerato coloro che erano stati coinvolti almeno da tre mesi. Tra persone coinvolte nel programma Gol circa un terzo, se non vado errata, sono beneficiari del reddito di cittadinanza. Se andiamo a guardare chi ha trovato un’occupazione, intanto è una minoranza, e poi sono quelli più vicini al mercato del lavoro cioè quelli che avevano perso da poco che stavano ancora godendo della Naspi.

Tra i percettori del Reddito di cittadinanza, teoricamente occupabili, hanno trovato un lavoro solo un’entità trascurabile, mi sembra che siano solo 5mila. Tra l’altro nella bozza che introduce il Gal hanno tolto sia il concetto di lavoro congruo; quindi, devi accettare qualsiasi lavoro altrimenti perdi il reddito, sia anche il criterio della distanza.

Quindi se si riceve un’offerta di lavoro, anche solo di un mese, a 100-200 km di distanza e si rifiuta si perde il sussidio?

Sì, è follia. Se leggiamo quella norma l’idea è che si voglia ricattare quelle persone. Tutto questo è in contrasto con la raccomandazione europea, che pure questo governo ha firmato, sul reddito minimo che dice che in tutti i paesi bisognerebbe introdurre un reddito minimo che garantisca una vita decente, che sia dato per tutto il tempo necessario e finché il bisogno persiste e che sia accompagnato da politiche attive del lavoro. Noi stiamo facendo tutto un’altra cosa, con un disprezzo per i poveri che è sconvolgente.

La segreteria del Pd è organizzata come una sorta di governo ombra. Eppure, finora non sono arrivate proposte alternative da parte ministro del lavoro ombra, Maria Cecilia Guerra o dal ministro del Welfare Marco Furfaro.

Domani vedrò Maria Cecilia Guerra e glielo chiederò. Io la stimo molto ma è chiaro che non può avanzare una proposta autonoma, è il partito che deve farlo nel suo complesso. Il problema è che non è chiaro che idee ci siano e comunque sì, si stanno prendendo un po’ tanto tempo. Alcune idee ci sono, il salario minimo legale, il contrasto al precariato, magari c’è anche altro ma non lo stanno comunicando.

 

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