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Riforma presidenzialista, cosa pensano i partiti di maggioranza e opposizione

Meloni Casellati Riforma Presidenzialista

La premier Giorgia Meloni incontrerà Pd, Terzo Polo, Cinque Stelle e Europa Verde domani insieme a Elisabetta Casellati, Matteo Salvini, Antonio Tajani, Luca Ciriani, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari 

Sono di nuovo i giorni della riforma presidenziale (o presidenzialista). Si tratta di un punto forte del programma con cui il centro destra, e soprattutto Fratelli d’Italia, è andato al governo vincendo il voto del 25 settembre scorso. Si tratta, inoltre, di un obiettivo raggiungibile nel lungo termine, dal carattere strutturale, che deve quindi coinvolgere l’intero arco parlamentare.

Ecco perché la premier Meloni non vuole perdere tempo: domani sono convocate tutte le opposizioni per discuterne.

COSA SUCCEDE DOMANI: L’AGENDA DI MELONI, CASELLATI, TAJANI & CO.

“Le riforme? Voglio farle con tutti”, ha detto in diverse occasioni Meloni. A fine anno, ad esempio, nel discorso al Paese, ribadiva: “l presidenzialismo è una mia priorità, punto a farlo entro questa legislatura. Può solo fare bene all’Italia, consente stabilità e governi frutto di indicazioni popolari chiare”.

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Domani, martedì 9 maggio, è il giorno uno di questo percorso. O forse il giorno zero. Insomma, si parte. Dalle 12.30 alle 20, notificavano ieri fonti parlamentari ai giornali, la presidente del Consiglio incontrerà le opposizioni: Pd, Terzo Polo, M5S, Verdi-Sinistra. Dove? Nella biblioteca del capo del governo, Insieme a Meloni ci saranno i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, ministri delle Infrastrutture e degli Esteri, ma anche il ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati;, il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, i sottosegretari alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il costituzionalista Francesco Saverio Marini.

Ad aprire i colloqui sarà +Europa, l’ultima delegazione sarà invece quella del Pd dalle 18.30.

LE POSIZIONI DEI PARTITI: LA DESTRA

Ma con quali posizioni si presenteranno le varie forze politiche? “Sono sempre partita dal sistema francese non perchè sia il mio preferito ma quello più condiviso, penso a una riforma condivisa”, diceva Meloni a fine 2022 lanciando il tema per il nuovo anno. E accettando l’ipotesi di una Bicamerale, promettendo gli incontri coi partiti (eccoli, appunto) e impegnandosi affinché questa riforma rimanga come sua eredità.

Per Fratelli d’Italia, in maniera più netta rispetto a Lega (che però punta sull’autonomia differenziata delle Regioni) e Forza Italia (indebolita, in prospettiva, dal melonismo ma il governo è guidato dal partito di via della Scrofa), il senso della riforma presidenzialista è quello di passare da una democrazia interloquente ad una decidente. Adesso va delineato il come. “Vogliamo ascoltare le proposte delle opposizioni, le riforme si devono scrivere insieme”, ha detto stamattina Antonio Tajani. “Siamo pronti a lavorare in Parlamento per garantire più stabilità in Italia perché questo significa essere più credibili. Vogliamo governi stabili, i governi instabili non fanno il bene dei cittadini”.

LE OPPOSIZIONI (CHE DOMANI VANNO DA MELONI E CASELLATI)

Bisogna, però, parlare con i partiti d’opposizione. I cui pensieri sul dossier divergono, come del resto su altro (vero punto forte di questi primi sei mesi di governo di destra). Partendo dal Pd, la posizione è contraria sia al presidenzialismo che al cosiddetto premierato. Dario Parrini, senatore del Nazareno, ha detto a Repubblica che il suo partito si oppone all’elezione diretta di qualunque “capo”. E che piuttosto va sponsorizzato un percorso verso il modello tedesco del cancellierato. Comprensivo di sfiducia costruttiva che viene votata dalle due Camere congiuntamente. “La forma parlamentare va migliorata, ma senza fuoriuscirne”, ha detto. Chiudendo le porte anche all’ipotesi premierato: “Una variante del presidenzialismo che provoca molti scompensi.

Ancora più netto il M5S. Il cui leader Giuseppe Conte vede di buon occhio l’opzione del cancellierato ma si esprime ancor più duramente sul presidenzialismo. “Con un capo del governo eletto dai cittadini il capo dello Stato diventerebbe una figura che taglia i nastri alle cerimonie”.

Come scrivevamo già a dicembre su Policy Maker, invece, il Terzo Polo (che nel frattempo ha fatto i conti con la crisi di nervi social tra Matteo Renzi e Carlo Calenda) vedrebbe bene la carta del premierato. Che Renzi chiama opzione Sindaco d’Italia e che è ben vista anche dal suo partner in crime, nonché leader di Azione. Con questa, insomma, i cittadini eleggerebbero direttamente il capo del governo e non quello dello Stato.

GLI SCENARI

Insomma, chiudendo il cerchio, solo il Terzo Polo andrà con i migliori auspici all’incontro di domani. “Elly Schlein, che ad aprire un dialogo vero non ci pensa proprio, si guarda bene dal rispondere con un «no», che prima di tutto bisogna rispettare le istituzioni, ma cerca la strada per prenderla d’infilata”, scrive sul Corsera Roberto Gressi.

La destra, in caso di blocco dalle opposizioni, ha promesso di voler procedere a prescindere verso la presentazione di una proposta referendaria.

“Ora la destra chiama «presidenzialismo» l’elezione diretta del premier sapendo che questo è un terreno diverso e più praticabile intanto perché toglie dal tavolo un problema non da poco come quella della permanenza al Quirinale di Sergio Mattarella, e poi perché dal presidenzialismo vero (…) nemmeno tutta la destra ci sarebbe stata”, scrive su Linkiesta Mario Lavia.

Sarà interessante capire come si muoverà il Pd più degli altri partiti d’opposizione. Capire se la disponibilità di Schlein sarà vera o presunta, se giustificherà ancor di più le fughe di tanti deputati e senatori di queste settimane. Da ultima, quella annunciata ieri sera da Carlo Cottarelli.

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