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Perché De Laurentiis strattona Manfredi (e loda De Luca) sullo stadio del Napoli

De Laurentiis Napoli

Che cosa ha detto ieri il presidente del Napoli prima della sfida contro il Real Madrid e perché il sindaco del capoluogo campano torna al centro delle vicende sportive

Mancavano pochi minuti al fischio d’inizio di Real Madrid-Napoli e il patron azzurro Aurelio De Laurentiis, ieri, ai microfoni di Prime Video (che trasmetteva in esclusiva il match) lanciava qualche frecciatina al numero uno della città campana, Gaetano Manfredi, raro esempio di esperimento riuscito a sinistra di campo largo.  Sul banco, la questione dello stadio della squadra campione d’Italia, l’ex San Paolo che dopo la morte del Pibe de Oro Diego Armando Maradona ne ha preso il nome (e il destino glorioso). Infatti, a due anni e mezzo dalla scomparsa del Diez, è arrivato il titolo mancante da 33 anni, il primo senza Diego, che sul Golfo ne aveva portati due.

CHE COSA HA DETTO IERI DE LAURENTIIS SULLO STADIO DEL NAPOLI

“Gli stadi sono al primo posto, devono diventare luoghi utilizzabili ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, come il Bernabeu”, ha detto De Laurentiis a Prime. E poi: “Se lo juventino Gaetano (Manfredi, ndr), primo Cittadino di Napoli, uscirà fuori dal legame che lo attanaglia al Consiglio Comunale e riuscirà a vendermi lo stadio, prometto di renderlo il più bello d’Italia in un anno. Se, invece, i Consiglieri Comunali odiano il Napoli, allora gli dico che abbiamo la Reggia di Caserta di Vanvitelli e Pompei: o a Caserta o a Pompei, perché sono fortemente legati a Napoli. Napoli e la Campania sono un tutt’uno. Il presidente della Regione (Vincenzo De Luca, ndr) sta dalla mia parte ed è l’unico che ha aiutato lo stadio a mettersi a posto”.

LA QUESTIONE STADIO

A fine maggio scorso, il primo cittadino aveva detto al patron e uomo di cinema che per ottenere la concessione De Laurentiis “presenti un progetto di ristrutturazione con un piano di investimenti pluriennale che giustifichi la concessione e valuteremo”. “Ce lo devono dare per 99 anni, altrimenti lo mollo e me lo vado a costruire a Caserta”, aveva detto AdL il giorno prima di queste dichiarazioni a Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio. “Il Napoli ha pagato tutti i canoni vecchi [tre milioni di arretrato, secondo fonti di Fanpage], la situazione è stata dunque completamente sanata”, aveva aggiunto il sindaco, escludendo però la vendita.

LA RISPOSTA DEL SINDACO ARRIVATA OGGI

Rispondendo a AdL, Gaetano Manfredi ha detto: “A noi fa molto piacere che la società voglia investire sullo stadio se presenta un progetto concreto con reali investimenti. Le condizioni fondamentali sono 2: che l’impianto risponda alle esigenze necessarie per ospitare eventi sportivi internazionali, come gli Europei. E che la capienza sia tale da poter permettere ad un alto numero di napoletani di andare allo stadio”. E ancora: “Se il Napoli fa un grande investimento per lo stadio noi lo discuteremo con i cittadini ma di fatto una proposta concreta non è ancora arrivata. Vendere lo stadio al momento è impossibile perchè fa parte del patrimonio disponibile. La soluzione migliore è darlo in concessione per 50 anni o 99 ma con le norme attuali è molto difficile percorrere questa strada”.

MANFREDI E’ JUVENTINO O TIFA NAPOLI?

In occasione degli scontri a marzo scorso con i tifosi dell’Eintracht Francoforte, Manfredi aveva espresso disappunto per i danni arrecati a Napoli, parlando di “città sfasciata”.  E De Laurentiis aveva risposto smorzando: “Mo’ esageri… 20mila euro di danni per i bus, insomma, te li diamo…”.

– Ascolta il podcast di Start MagazinePalloni Gonfiati – I numeri del calcio

Più di recente, invece, il primo cittadino si è espresso anche sulle vicende sportive del club partenopeo, commentando il poco felice percorso già terminato di Rudi Garcia sulla panchina azzurra. Mentre, tornando sullo stadio, aveva lanciato l’idea di voler candidare il Maradona per Euro2032 a patto di dover procedere con lavori e investimenti. Infatti, gli europei che si terranno tra nove anni verranno ospitati dall’Italia insieme alla Turchia e per i quali si sono candidate altre nove città oltre a Napoli (Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Roma, Torino e Verona) da cui si sceglieranno i cinque luoghi per le partite nel Belpaese.

Ma ritornando anche sulla questione del “Manfredi juventino”, citata anche ieri da De Laurentiis: il sindaco di Napoli non aveva cambiato idea? Lo avevamo raccontato su questo giornale. In occasione dello scudetto certificato dalla vittoria di Udine a maggio scorso, il sindaco aveva detto a Repubblica: “Lo ero da giovane”, riferendosi alla sua fede bianconera. “Ora Napoli, e il Napoli, vengono prima. E ce l’ho messa proprio tutta, non solo io ma il Comune, perché la città fosse all’altezza di una splendida squadra”. Ma erano stati parecchi i momenti in cui Manfredi si era detto juventino.

Come scriveva Barbin su Policy, “in tante occasioni passate e anche recenti, Manfredi aveva sempre messo su due piani diversi l’amore per Napoli e la sua vera fede bianconera. Al Corriere della Sera, conversando con Tommaso Labate nel novembre 2021 dopo la sua elezione, disse che “Juventus-Napoli e Napoli-Juventus non le guardo mai, neanche in televisione”. E ancora: “Sono felicissimo di essere diventato sindaco col Napoli primo in classifica”. A giugno di due anni fa aveva, invece, parlato così: “Non vado allo stadio da 30 anni ma da ragazzino tifavo per la Juventus. Lo sanno tutti perché io dico sempre la verità, dico anche cose che non mi convengono perché le persone non si prendono in giro. Ma io sono un grande tifoso di Napoli”. “Premetto di essere stato sempre tifoso moderato. Vivendo a Nola, città appena fuori Napoli, sostenevo quella squadra che aveva i colori bianconeri, da qui un trasferimento di simpatia. Ma niente più”, ha detto a marzo al Fatto Quotidiano. Tre giorni fa, infine, a Sportitalia Manfredi ha aggiunto un altro elemento ancora: “Da bambino ero tifoso della Juventus ma non seguivo molto il calcio”. “Io sono il Sindaco dei Napoletani e mai come in questo momento sono tifoso del Napoli e vicino alla Squadra. Ho il piacere e dovere di tifare Napoli e la città che rappresento”.

L’IDEA DI CALCIO DI ADL

Sempre ieri nell’intervista pre-partita a Prime Video, AdL ha poi toccato nuovamente il tasto del sistema-calcio in generale. “Il Napoli non è mai cascato. Ha avuto qualche inciampo, come capita nella vita, ma da qui a dire che il Napoli non è più il Napoli dello scudetto ce ne passa. Io sono dell’idea che i conti si fanno alla fine. Vediamo le coppe europee e il campionato, vediamo come i grandi gestori del calcio che hanno la grande responsabilità di affossarlo giorno dopo giorno, se riescono invece a renderlo più moderno ed efficace, meno prolisso e lungo per i giovanissimi che non ce la fanno più a seguire un calcio rappresentato in maniera superata e vecchia”.

 

– Leggi anche: Perché Manfredi vuole svuotare Napoli da tavolini e gazebo per strada

A marzo scorso, AdL aveva rilanciato il modello Thatcher per contrastare le violenze allo stadio dopo gli scontri a Napoli causati dai tifosi tedeschi dell’Eintracht. “Spero che la Meloni prenda spunto da quel che ha fatto una premier, anche lei donna, in Inghilterra. La tolleranza zero introdotta da Margaret Thatcher contro gli hooligans negli anni Ottanta ha dato ottimi frutti. Perché Ursula von der Leyen non si attiva? Dobbiamo fondare un partito europeo del calcio?” Per poi attaccare senza scrupoli il presidente dell’Uefa, Alexander Ceferin. “I delinquenti sono dappertutto e vanno affrontati con consapevolezza. Questi elementi vanno considerati come Black block. Si sono mossi con tecniche militari, spalleggiati e sostenuti da sostenitori dell’Atalanta con i quali sono gemellati, mettendo in campo schemi da assalto. Andrebbero messi limiti allo spazio Schengen”, aveva aggiunto anche il sindaco partenopeo Manfredi.

Dopo i festeggiamenti estivi per il titolo, aveva invece aggiunto altri elementi alla sua idea di calcio. “Pregherei il ministro dell’Istruzione di immaginare un paio di lezioni al mese da un’ora, dove lo Spalletti o l’Ancelotti della situazione – diceva il presidente azzurro – comincia a raccontare agli studenti, dalle elementari alle superiori, che cos’è una partita, che cosa significa un modulo, quali sono i ruoli dei giocatori”. E ancora, stadi oltre che nuovi, anche polivalenti. Persino per i matrimoni e le comunioni. In termini di fruizione del contenuto sportivo, invece, “mi auguro che Meloni riesca a far passare la nuova legge contro la pirateria senza se, senza ma, senza condizionamenti dei grandi gruppi”, aveva detto. Per risolvere la compressione dei calendari, invece, AdL immaginava una riforma per giocare da aprile a ottobre. “Il tempo atmosferico si sta spostando, valutiamo anche questo”, dice. Per poi concludere il suo pensiero rivoluzionario attaccando la legge Melandri e spiegando che l’idea di due campionati europei l’ha accantonata. “Sennò si arrabbiano tutti. Avevo detto che bisognerebbe portare sul tavolo 10 miliardi, non i 4-5 che l’Uefa si appresta a garantire dal prossimo ciclo”.

I CONTI E GLI SCENARI DEL NAPOLI SCUDETTATO

Intanto, alla crisi da risultati prodotta con Garcia in panchina AdL ha provato a rimediare richiamando Walter Mazzarri. Ieri al Bernabeu gli azzurri hanno più che ben figurato, perdendo 4-2 soltanto nel finale ma dimostrando di essere in ripresa, tanto tecnica quanto mentale. Certo adesso serve riprendere la corsa in campionato.

A livello di conti, invece, lo scudetto (e i quarti di finale di Champions raggiunti per la prima volta nella storia nell’edizione ’22-’23) ha portato tanta gloria anche alle casse di DeLa. Il bilancio chiuso al 30 giugno scorso e consultato da Calcio e Finanza ha certificato numeri record. Utile a 79,7 milioni (contro il rosso da 51,9mln del 2022), fatturato pari a 359,2 milioni di euro (contro i 175,9 milioni di euro del precedente esercizio), costi in linea (da 241,1 a 242,5 milioni di euro) e ricavi complessivi da 359,2 milioni di euro rispetto ai 175,9 milioni del 2021-2022.

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