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Confindustria, dopo Pasqua arriva il nuovo presidente

Confindustria

Il 16 aprile termina la sfida tra Carlo Bonomi e Licia Mattioli con la designazione da parte del Consiglio generale di Confindustria, poi il 20 maggio l’elezione in assemblea. Intanto cresce la preoccupazione per la crisi scatenata dalla diffusione della pandemia per Covid-19

Tra poco meno di una settimana termina la corsa per nominare il nuovo presidente di Confindustria. L’emergenza coronavirus ha costretto il numero uno in uscita, Vincenzo Boccia, a rimandare la designazione da parte del Consiglio generale, inizialmente prevista per il 26 marzo, al 16 aprile quando era in programma una riunione a Viale dell’Astronomia per presentare la nuova squadra di vertice. Confermata invece la data del 20 maggio per lo svolgimento dell’assemblea, che sarà chiamata ad eleggere il presidente designato. A contendersi la vittoria — dopo il ritiro di Giuseppe Pasini — saranno Carlo Bonomi e Licia Mattioli.

I DUE CANDIDATI

Carlo Bonomi

Presidente di Assolombarda dal giugno del 2017, Bonomi è nato a Crema 53 anni fa e presiede il consiglio di amministrazione di Synopo, gruppo attivo nel settore della strumentazione per neurologia. Riveste cariche anche in altre società ed è stato in passato pure vicepresidente di Assolombarda. A Viale dell’Astronomia ha già fatto qualcosa: è presidente del gruppo tecnico per il fisco, membro del Consiglio generale di Confindustria e del Consiglio di Presidenza di Confindustria Lombardia. Infine, fa parte del cda della Bocconi. La sua candidatura è piuttosto forte. La sua elezione sarebbe in discontinuità con la precedente gestione Boccia. Da notare che Bonomi per la sua campagna elettorale ha scelto un profilo piuttosto basso e lontano dai riflettori.

Licia Mattioli

Piemontese, nata nel 1967, Licia Mattioli è amministratore delegato della Mattioli Spa, l’azienda di famiglia che produce gioielli. È anche presidente di Exclusive Brands Torino la prima rete orizzontale nel mondo lusso che ha fondato nel 2011. Un anno prima ha ricevuto la Mela d’oro, riconoscimento della Fondazione Bellisario. In una recente intervista al Foglio si è definita “una combattente con un sogno” quello di “lasciare il segno” perché “gli imprenditori che ogni giorno rischiano in prima persona per portare avanti l’azienda possono cambiare il Paese”. Secondo Mattioli, poi, “l’Italia deve essere un Paese normale: servono sburocratizzazione e giustizia efficiente. Sono riforme di lungo periodo ma i governi durano poco e la politica sembra badare solo al consenso immediato”. Inoltre, “le politiche per l’industria devono farle chi l’industria la conosce” e invece “oggi c’è troppa improvvisazione, anche al governo”.

LA RELAZIONE DEI SAGGI DI CONFINDUSTRIA

A metà marzo intanto è arrivata la relazione dei tre saggi di Viale dell’Astronomia — Andrea Bolla, Maria Carmela Colaiacovo e Andrea Tomat — che hanno svolto oltre 200 audizioni in tutto il territorio nazionale per capire gli umori degli industriali. Secondo quanto scrivono, Bonomi ha un “largo consenso”, oltre il 60% delle preferenze sia nel Consiglio generale, chiamato a designare il presidente, sia in assemblea, cui spetta l’elezione. Da notare comunque che hanno partecipato alle consultazioni 162 membri del Consiglio generale su 183 totali. Dunque, al momento non si conosce la volontà di 21 votanti, ammesso che tutti mantengano la decisione espressa un mese prima. Di sicuro, hanno evidenziato i tre saggi, dalle consultazioni emerge la richiesta di “unitarietà e convergenza, rapidità e unanimità”, necessarie nel difficile momento che sta attraversando il Paese.

A Mattioli i saggi, visto l’esito delle consultazioni, avrebbero chiesto un passo indietro che però non è arrivato. Anzi l’imprenditrice piemontese, in una intervista al Corriere della Sera, ha indirettamente risposto: “Non credo che la risposta alle emergenze vada trovata nella limitazione della dinamica democratica”.

Peraltro fonti vicine a Confindustria riferiscono che al momento Bonomi sarebbe avanti di poco rispetto a Mattioli e che il suo vantaggio in realtà sarebbe inferiore rispetto al numero degli indecisi.

I TIMORI DI CONFINDUSTRIA E GLI ULTIMI APPELLI AL GOVERNO

Una cosa è certa: al prossimo numero uno di Viale dell’Astronomia spetterà l’arduo compito di traghettare l’industria italiana fuori dalle secche in cui l’ha condotta l’emergenza coronavirus. Una sfida complicata, lunga e che richiede determinazione e capacità di farsi ascoltare dalle istituzioni, italiane in primis, ma anche europee. Peraltro la decisione del governo di far proseguire le restrizioni fino al 3 maggio non agevola la visione di  una ripresa.

A Boccia, che da giorni preme per una riapertura delle attività – seppur graduale -, ha risposto l’omonimo ministro per gli Affari regionali: “Il governo ha le idee chiare: dobbiamo mettere in sicurezza la salute dei cittadini, perché con la salute a rischio non c’è economia, non c’è sviluppo. Le esigenze di Confindustria e Assolombarda — ha chiarito Francesco Boccia — sono di tutto il Paese, avere un quadro chiaro sulle modalità con cui si ripartirà”.

Il presidente uscente ha comunque dato atto “al governo e ai ministri Gualtieri e Patuanelli di aver conseguito un risultato importante sotto il profilo delle risorse e degli strumenti mobilitati a favore del sistema produttivo” con il decreto liquidità varato lunedì scorso e ha auspicato che “queste risorse giungano con tempestività alle imprese” aggiungendo che poi occorrerà una “fase 3 attraverso massivi investimenti pubblici che compensino e supportino la progressiva ripresa della domanda privata”.

 

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