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Le pene e le stangate di Meloni

Meloni Cdm

I graffi di Francesco Damato sul maxi decreto varato ieri in Consiglio dei Ministri da Meloni e il governo

Non dico ridendo come in certe foto d’archivio, ma di certo con qualche motivo di soddisfazione Giorgia Meloni ha adottato in Consiglio dei Ministri alcune misure che sarebbe piaciuto prendere ad alcuni avversari di sinistra che la stanno mettendo in croce: per esempio, la “stangata alle banche” annunciata da un giornale finanziario per ridurre le trattenute sugli stipendi e sostenere i titolari di mutui.

         Non si è ancora ben capito, in verità, in quanti provvedimenti di immediata applicazione siano state calate le misure decise dal governo su più versanti: dai taxi ai treni, dal Covid al ponte sullo stretto di Messina, sotto le cui arcate passeranno anche gli stipendi d’oro dei manager che se ne occuperanno,  e all’intervento già citato sugli extraprofitti bancari. Sui giornali si va da un unico ”decreto omnibus” ai due indicati dal Corriere della Sera, agli otto della Stampa e, più genericamente, ai “decreti d’agosto” della Gazzetta del Mezzogiorno.

– Tutti i Graffi di Damato

         Il solito Fatto Quotidiano ha preferito riferire di un solo decreto legge per potere meglio  attaccare sia la Meloni, che vi avrebbe fatto ricorso nonostante le ripetute proteste di Mattarella dal Quirinale contro l’abitudine di usare i provvedimenti come salsicce, sia lo stesso Mattarella che anche questa volta “mugugna e firma” per soccorrere la premier alle prese magari con problemi più personali che politici, ma proprio per questo più fastidiosi.

         Uno, per esempio, è quello che gli avversari della premier non intendono archiviare con le scuse pubbliche -continuando a reclamarne le dimissioni- di Massimo De Angelis, portavoce  del presidente della regione Lazio e già parlamentare di destra e direttore del Secolo d’Italia.

Che nel quarantesimo anniversario della strage alla stazione ferroviaria di Bologna, dove morirono più di ottanta persone nell’esplosione di una bomba, ha riproposto in polemica anche contro il capo dello Stato  l’innocenza -in passato sostenuta pure  da esponenti di sinistra- dei condannati di destra con sentenza definitiva.

Ancora oggi sull’Unità da poco riportata nelle edicole Piero Sansonetti ha titolato: “L’assurdo caso De Angelis– Dire ciò che ragionevolmente si pensa su una sentenza è uno scandalo. (Anche a Mosca è così)”. Ma l’aggravante di De Angelis è la quasi parentela, o mancata, diciamo così, dell’ex parlamentare della destra con la Meloni, che fu fidanzata del fratello. Siamo insomma ai confini di una eversione familiare.

         L’altro problema un po’ anche personale della Meloni è la contestata ministra del Turismo, amica e collega di partito Daniela Santanchè, sfuggita di recente alla sfiducia “individuale” tentata al Senato dagli avversari e socia nella sua nota e discussa “Visibilia” di Luca Giuseppe Reale Ruffino, subentratole al vertice della società l’anno scorso e suicidatosi sabato scorso a Milano. Un suicidio avvenuto, secondo molti titoli di oggi sui giornali, senza le motivazioni di salute ventilate ieri fra le righe delle cronache nere e giudiziarie.

– Leggi anche: Dal Cdm licenze taxi e tasse alle banche, De Angelis si scusa. Le prime pagine

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