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“Riservisti utili ma non sufficienti. Aspides? Serve chiarezza sulle regole d’ingaggio”. Parla il generale Camporini

Riservisti Aspides

Colloquio con il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e Capo di Stato Maggiore della Difesa, sulla missione Aspides (a guida italiana) e sull’ipotesi avanzata dal Ministro della Difesa Guido Crosetto di avere una dotazione di riservisti con elevate professionalità per combattere la nuova “guerra ibrida”

“Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole”. Con queste parole il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un’intervista a La Stampa, ha delineato il cambio di paradigma geopolitico che sta impattando anche sul nostro paese. Da un lato la guerra in Ucraina, dall’altro la guerra tra Israele e Hamas che sta causando il massacro di Gaza e gli interventi degli Houthi nel Mar Rosso.

Una ripresa delle ostilità che vede il nostro paese in prima linea nella missione Aspides e che potrebbe rendere necessaria l’apertura di un “reclutamento su base volontario”, per la creazione di un bacino di riservisti con alte professionalità che aiutino a fronteggiare la nuova “guerra ibrida”.

Di tutto questo ne abbiamo parlato con il generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e Capo di Stato Maggiore della Difesa.

Perché la scelta di affidare il comando tattico della missione Aspides è ricaduta sull’Italia? In una prima fase sembrava dovesse toccare alla Francia la guida della missione?

Di solito in queste missioni internazionali si negoziano i ruoli che sono ricoperti a rotazione. Non c’è nessuna questione di carattere politico ma semplicemente una questione di opportunità, organizzativa che può essere dovuta a tante cose come la disponibilità di una certa professionalità. In tutte le missioni internazionali si assiste a questa sorta di rotazione, che viene fatta anche per equilibrare gli oneri e gli onori, nulla di più.

Quindi non ha a che fare con gli interessi italiani nell’area?

Gli interessi italiani nell’area ci sono, tant’è che l’Italia partecipa alla missione. Così come ci sono interessi francesi e tedeschi. In base all’interesse si partecipa, nell’ambito della partecipazione, dato che non si tratta di un impegno a breve termine, si stabiliscono dei turni di responsabilità.

Quali sono i maggiori pericoli e le maggiori sfide che dovranno affrontare i nostri militari?

La prima cosa sarà la definizione delle regole di ingaggio, di cui si sussurra, si parla ma sulle quali non c’è ancora chiarezza ed è il punto fondamentale. Questa è una missione destinata a rendere sicuro il transito in un tratto di mare. Ecco, mi chiedo, è autorizzata a colpire le sorgenti della minaccia oppure no? Gli Stati Uniti e gli inglesi lo fanno perché hanno un concetto di difesa che comprende sia la difesa passiva, che prevede di distruggere i mezzi che stanno arrivando per colpirmi, e anche una difesa attiva, che prevede di impedire ai mezzi di partire dalla dalle loro basi. Di questo sicuramente si sta discutendo, vedremo cosa ne verrà fuori. Dopodiché, una volta che le regole saranno definite, i comportamenti sul campo operativo saranno quelli consentiti da un lato dalle regole, dall’altro dai mezzi a disposizione.

In che modo la missione europea collaborerà con la missione Usa Prosperity Guardian e in cosa si differenzierà?

Posso fare soltanto delle ipotesi. Diciamo però che è evidente che due missioni che hanno lo stesso scopo e che agiscono in base a regole che differiscono per questioni di nazionalità, come minimo si scambieranno informazioni. Possiamo arrivare a immaginare anche un coordinamento delle operazioni in atto, in modo tale da ottimizzare il risultato sulla base dei mezzi che sono disponibili.

Il Ministro della difesa Crosetto ha parlato delle instabilità nel Mar Rosso come parte di una guerra ibrida, commerciale ma non solo sostenuta da Cina, Iran, Corea del Nord e Russia, che vuole ribaltare l’ordine attuale. È quello a cui stiamo assistendo?

La conflittualità si esprime in tantissimi modi. Oggi, nel mondo in cui stiamo vivendo, coinvolge sicuramente gli aspetti più prettamente militari e anche quelli meno visibili ma ugualmente efficaci nel campo dell’informatica, nel campo dell’influenza politica, nel campo economico. Quindi sono tanti settori che devono essere tutti presidiati al fine di conseguire i risultati positivi nelle situazioni conflittuali. Disporre di professionalità in settori che non sono prettamente militari, a disposizione delle operazioni propriamente dette, è certamente un fattore positivo. Ora, se questo sia sufficiente o no, ecco qui possiamo avere opinioni diverse.

Secondo lei è sufficiente avere un bacino di riservisti?
Secondo me l’ipotesi di una forza di riserva di 10.000 unità è utile ma non è sufficiente.

Il ministro ha parlato di una forza di riservisti all’interno della quale si entra su base volontaria. Nel nostro paese la leva obbligatoria non è più attiva da 20 anni e da quel tempo la stragrande maggioranza dei più giovani ha smesso di valutare l’esercito come un’alternativa. Secondo lei l’idea del ministro Crosetto come può essere accolta?

Il ministro ha parlato di un servizio assolutamente volontario prestato da determinate professionalità che scelgono, desiderano fare parte di una forza di riservisti. Io non vedo nessuna contraddizione tra l’avere sospeso dalla leva e la definizione di una riserva di questo tipo, perché stiamo parlando appunto di un’apertura volontaria che si rivolge a certe professionalità che sono ritenute utili. Tra l’altro, in alcuni paesi che l’avevano abolita o sospesa, si sta pensando di ripristinare la leva.

Anche nel in Italia potrebbe tornare la leva obbligatoria?

Non credo che questa ipotesi in Italia oggi abbia delle concrete possibilità, sarebbe difficilmente digeribile sia dal punto di vista politico, elettorale e dell’opinione pubblica. E sia perché presenterebbe dei costi molto elevati probabilmente superiori all’utilità che se ne potrebbe trarre in caso di necessità.

Leggi anche: Cos’è Aspides? Tutte le missioni anti Houthi nel Mar Rosso

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