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Myanmar, un mese di violenze. Suu Kyi davanti al giudice

Myanmar Suu Kyi

Gas lacrimogeni, granate stordenti e proiettili contro i manifestanti in Myanmar mentre Aung San Suu Kyi appare in tribunale. Ecco come sta andando in Birmania a un mese dal colpo di Stato

A un mese esatto dal colpo di Stato in Myanmar, la situazione sembra peggiorare di giorno in giorno. Le proteste proseguono incessantemente e l’esercito, artefice del golpe, si trova ad affrontare una resistenza che non aveva previsto. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha riferito che al momento sono state uccise almeno 18 persone durante gli scontri.

LE PROTESTE

Ieri il Myanmar ha conosciuto l’ora più buia dal colpo di Stato del 1° febbraio scorso. Secondo i dati Onu, infatti, la polizia avrebbe ucciso almeno 18 manifestanti e ne avrebbe feriti 30 nel corso delle proteste che si sono svolte ieri a Yangon (nota anche come Rangoon) e in altre parti del Paese.

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L’ESCALATION DELLA VIOLENZA

L’esercito, impreparato di fronte a una simile resistenza, ha iniziato a usare le maniere forti. Dall’annuncio di voler indire elezioni al più presto (ma senza comunicare una data e ribadendo che la giunta militare manterrà per un anno il potere) ai proiettili di gomma usati nei primi giorni di proteste, fino agli spari con proiettili, gas lacrimogeni e granate stordenti.

Come aveva già annunciato con preoccupazione Tom Andrews, relatore delle Nazioni Unite per i diritti umani nel Myanmar, in passato, un simile atteggiamento da parte delle forze armate aveva preceduto “uccisioni, sparizioni e arresti su vasta scala”.

Secondo l’organizzazione indipendente Assistance Association for Political Prisoners (AAPP), sarebbero 1.132 le persone arrestate, accusate o condannate dal colpo di Stato – di cui 1.000 sarebbero state trattenute nella sola giornata di ieri.

A seguito dell’aumento della violenza, i manifestanti hanno iniziato a indossare elmetti, maschere antigas e occhiali protettivi.

LO SCIOPERO NAZIONALE

Intanto, da lunedì scorso il Myanmar è di fatto paralizzato a causa di uno sciopero generale in segno di protesta contro la giunta militare. Vi stanno aderendo persone di tutti i settori e alcuni medici hanno ripreso servizio solo per curare i manifestanti feriti.

AUNG SAN SUU KYI

La leader della Lega nazionale per la democrazia (Lnd), Aung San Suu Kyi, è apparsa questa mattina in tribunale in videocollegamento. Il suo avvocato ha riferito che sembra essere in buona salute, ma alle due accuse di importazione illegale di sette radio walkie-talkie e violazione di una legge sulla gestione dei disastri naturali, ora si sono aggiunti incitamento al disordine pubblico e violazione della legge sulla comunicazione (il codice penale dell’era coloniale del Paese proibisce di pubblicare informazioni che possono “causare paura o allarme”). La prossima udienza si terrà il 15 marzo.

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