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Perché Josep Borrell non andrà in Cina a luglio?

Borrell, Salta La Visita In Cina

L’approfondimento di Eraldo Bigi su Elezioni e Sistemi elettorali nel mondo sul viaggio annullato per l’Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza Josep Borrell

La Cina ha improvvisamente annullato la visita del massimo diplomatico dell’Unione Europea, Mr PESC Josep Borrell (alto rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza) prevista a Pechino il prossimo 10 Luglio, ove avrebbe dovuto incontrare il Ministro degli Esteri cinese Qin Gange altri funzionari.
Tutti i dettagli.

PERCHE’ BORRELL NON ANDRA’ IN CINA A LUGLIO?

La decisione è intervenuta dopo che l’Impero di Mezzo era fresco reduce dalla riunione del gruppo Shanghai Cooperation Organization (SCO) del 4 Luglio scorso, cui ha altresì presenziato, in video conferenza, Vladimir Putin [nel corso della quale sono emerse con evidenza forse prima mai raggiunta le nuove alleanze geopolitiche che si stanno formando entro quella che sempre più sta prendendo i connotati di una NATO alternativa, e si è certificata la sussistenza di una insanabile spaccatura tra Oriente e Occidente, in tema tanto di valori fondanti le società, quanto di prospettive di azione geopolitica], e dopo che lo scorso 3 Luglio il Dragone ha altresì rivelato che dal prossimo 1° Agosto il Paese porrà restrizioni alla esportazione di metalli rari, nello specifico il Gallio ed il Germanio, particolarmente impiegati non solo nella realizzazione dei semiconduttori più avanzati, ma anche nell’industria della difesa (ad es. radar e visori notturni) ed in quella delle energie pulite (pannelli solari, auto elettriche, luci a LED), cagionando comprensibili preoccupazioni tanto nel nuovo Continente, quanto all’interno della compagine a 27.

LE NON MOTIVAZIONI DI PECHINO

Pechino non ha fornito motivazioni all’annullamento unilaterale della visita dell’alto rappresentante UE (che non riverbera minimamente peraltro in quella che la Segretaria al Tesoro USA effettuerà da giovedì a domenica prossimi, seguita a breve da analoga visita della Segretaria al Commercio sempre a stelle e strisce Gina Raimondo, sempre in Cina, entrambe confermate).
Negli ultimi tempi, peraltro, l’Unione Europea ha avuto modo di precisare che – se non intende distaccarsi dall’economia cinese – ha però descritto Pechino come un partner, un concorrente e un rivale sistemico (cfr. le “Conclusioni” del summit dei 27 dedicato ai rapporti con Pechino del 30 Giugno scorso).

LA REAZIONE DELL’UE AL NIET DI PECHINO SU BORRELL

Le autorità europee hanno criticato la neutralità della Cina nel conflitto tra Ucraina e Russia e hanno contestato il sostegno del governo cinese a Mosca attraverso visite di stato ed esercitazioni militari congiunte. L’UE ha inoltre espresso la sua opposizione a un cambiamento nello status quo delle relazioni tra la Cina e Taiwan.
Tutti rimarchi fonti di attriti tra le due Potenze, poiché a Pechino vengono interpretate come altrettante affermazioni ostili nei propri confronti.

IL DRAGONE PARLA (E LITIGA) SOLO CON GLI USA?

Il diverso trattamento riservato alle esponenti USA rispetto a quello UE appaiono pertanto rappresentare un preciso messaggio politico da parte di Pechino, ovvero il non ritenere la Unione Europea un soggetto col quale valga la pena dialogare, anzi piuttosto da sminuire, peraltro in perfetta consequenzialità con quanto posto in essere dall’amministrazione russa la quale, in occasione della visita di Borrell a Mosca dello scorso 05/06 Febbraio 2021 (peraltro avvenuta poco tempo dopo l’arresto dell’oppositore Navalny), l’Alto Rappresentante UE (sempre di Borrell si narra) si faceva letteralmente “asfaltare” dal Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, il quale arrivava a definire l’Unione europea «un partner inaffidabile» con cui è difficile poter stringere delle relazioni realmente costruttive.
Il capo della diplomazia comunitaria veniva poi ulteriormente umiliato durante tale visita dalla contestuale avvenuta espulsione di tre diplomatici europei – di Svezia, Polonia e Germania – accusati di aver partecipato alle manifestazioni per la scarcerazione di Navalny. Mosca già allora era ben conscia di come fosse suo precipuo scopo quello di “smontare” la costruzione europea, preferendo far leva sulle sue divisioni interne, e sugli interessi di alcuni Stati membri, in primis Francia e Germania.
Impostazione politica che sembra oggi essere fatta propria dal Dragone cinese: lo scorso 20 Giugno il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ricevuto a Berlino il primo ministro cinese Li Qiang, alla sua prima trasferta all’estero da quando è entrato in carica a marzo scorso, un test per le relazioni tra Germania e Cina segnate da una rivalità crescente sullo fondo delle tensioni sino-americane.

LA CINA S’INTENDE SOLO CON BERLINO IN EUROPA?

Li Qiang è stato altresì ricevuto dal presidente della Repubblica federale tedesca, Frank-Walter Steinemeier, il quale ha però sottolineato che “la Cina è un partner per la Germania e l’Europa, ma anche sempre più un concorrente e un rivale sulla scena politica”.
Si è quindi trattato di un “test per capire se una vera partnership tra Berlino e Pechino è ancora possibile”, ha dichiarato Thorsten Benner, direttore dell’istituto globale delle politiche pubbliche (GPPI), intervistato da Afp.
Il vero problema, quindi, appare essere sempre lo stesso, ovvero la divisione interna all’Unione europea, e la mancanza di una linea comune e di una posizione unitaria, che minano alla base le capacità di risposta dell’Alto rappresentante e dell’Unione stessa, che finisce così umiliata nel 2021 a Mosca, nel 2023 a Pechino, ed ovunque sul piano internazionale, ad esempio col Brasile che si impunta intenzionato, a quanto pare, a porre nel nulla qualcosa come 20 anni di trattative volte al raggiungimento di un accordo di libero scambio col MERCOSUR.
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