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Perché Salvini vuole abolire la legge Severino?
Finora Salvini sembrava volere affrontare stoicamente i processi, ma all’improvviso qualcuno deve avergli spiegato che, con la Severino, in caso di condanna, finirebbe fuori dai giochi…
Una medaglia da appuntare al petto e da sfoggiare al posto delle sue solite felpe elettorali. Fino a pochi giorni fa Matteo Salvini intendeva così la possibilità di essere condannato nei processi che lo riguardano per sequestro di persona, in relazione alle navi cariche di migranti bloccate in rada per diversi giorni ai tempi del Conte I. “Stavo difendendo l’Italia e gli italiani”, il mantra propagandistico su cui già progettava di imbastire le prossime campagne elettorali. Poi, però, qualcuno, probabilmente la sua legale di fiducia, nonché compagna di partito, Giulia Bongiorno, deve avergli fatto notare che c’è una norma, la Severino, che potrebbe rovinargli tutti i piani e costargli persino la possibilità di candidarsi, col paradosso che in quel caso Salvini non riuscirebbe a passare all’incasso degli straordinari risultati elettorali del partito cui ha contribuito in solitaria, anche rischiando la galera.
COME MAI LA SEVERINO INQUIETA SALVINI
Salvini, reduce di un rinvio a giudizio nel caso Open Arms, in caso di condanna va incontro a due rischi: la decadenza da senatore, come accadde a Silvio Berlusconi nel 2013 a seguito della condanna per frode fiscale, ma soprattutto – ed è l’ipotesi che lo spaventa maggiormente dato che potrebbe metterlo fuori gioco almeno per una legislatura -, l’impossibilità di ricandidarsi, qualora gli venga comminata una pena che superi i due anni.
Di colpo Salvini ha dunque scoperto che anche la medaglia della condanna che voleva appuntarsi al petto per diventare un martire della giustizia ha un risvolto inaccettabile. E si spiega perciò perché l’altra sera, ospite a Porta a Porta, ha tuonato: “Raccoglieremo le 500mila firme necessarie con i radicali per una serie di quesiti sulla giustizia, sulla responsabilità penale dei giudici, perché qualunque lavoratore che sbaglia paga, e poi separazione delle carriere e abolizione della Severino“.
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Conscio dell’impossibilità di fare ingoiare a PD e M5S un simile menu, l’idea del leader della Lega è appunto quella di procedere fuori dalle aule, a colpi di referendum: “Questo Parlamento con Pd e 5Stelle non farà mai una riforma della Giustizia. Per questo stiamo organizzando con il Partito Radicale una raccolta di firme per alcuni quesiti referendari”, aveva spiegato. Ma ora sulla sua strada ci si è messo un nuovo ostacolo: ieri sera la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha avvertito le Camere: “Sulla durata dei processi, il governo si gioca tutto il Next Generation Eu“. Dunque, almeno dalla riforma della Giustizia, non si scappa. Quale sarà ora la prossima mossa di Salvini per sfuggire almeno alla Severino?